GIOVANI A CHI?

Vaccino giovani

Quando si fa l’elenco dei guai italiani, debito pubblico stratosferico, moralità e senso civico scarsamente diffusi nella gestione della cosa pubblica, produttività bloccata ormai da anni, evasione fiscale ecc., si dimentica spesso come il più grave sia il calo demografico della popolazione che porta l’Italia ad essere la nazione più vecchia del mondo dopo il Giappone.

I nostri giovani quindi sono sempre di meno e la multietnicità da flussi migratori è preda di luoghi comuni, speculazioni politiche, impreparazione cronica a gestirli nelsenso positivo di arricchimento demografico.

In Italia i bambini ed i ragazzi fino a 14 anni sono quasi 8,5 milioni (il 14,1 della popolazione) e i giovani tra i 15 e i 34 anni 13,8 milioni (22,9 per cento); ogni 100 individui fino a 14 anni si contano 144 persone di 65 anni e più, ma le previsioni demografiche riferite ai prossimi 50 anni descrivono un rapporto destinato a lievitare fortemente.

E’ la famosa piramide rovesciata che una volta aveva una solida base di under 18 ed un vertice con pochi anziani e che oggi al contrario sembra non reggersi più in equilibrio.

In considerazione del basso tasso di fecondità della popolazione nazionale e dell’incremento della speranza di vita media, il “carico economico” teorico della popolazione inattiva sui giovani di domani si accentuerà in misura significativa.

Il rapporto di dipendenza, passato dal 48 al 52 in dieci anni, per effetto del peso crescente delle persone anziane è anch’esso destinato crescere ancora con ulteriore contrazione della quota relativa di popolazione attiva; la ripresa della fecondità (1,41 figli per donna) nell’ultimo decennio, da ascrivere principalmente alla popolazione straniera, non ha comunque permesso di raggiungere gli altri grandi paesi europei, prossimi al livello di sostituzione delle generazioni (Francia 2,0 e Regno Unito 1,94).

Lo squilibrio generazionale è destinato dunque adaumentare e la parte più sensibile della popolazione, quella giovanile, è alle prese con fenomeni epocali di sbandamento sociale in conseguenza delle mancate aspettative di progresso rispetto ai propri genitori ed anche di smarrimento di quei valori fondanti che tradizionalmente la famiglia e la scuola perpetuavano e trasmettevano.

Gli anni difficilissimi dell’adolescenza in cui si stabilizza il carattere ed il senso prospettico della propria vita, appaiono affidati quasi esclusivamente ai social media, di per sèstrumenti e come tali da utilizzare e dominare, mentre spesso succedanei dei rapporti umani, di un fertile apprendimento, di una istruzione non meramente nozionistica.

Temo che la misura dell’età in cui si cominci a prendere in mano un cellulare si vada sempre più ad abbassare, e quindi il rischio di una completa alienazione delle funzioni vitali delle classiche istituzioni, famiglia, scuola, chiesa, stato, prepari cittadini nuovi, ma sconosciuti ed enucleati da qualsiasi contesto codificato e verificabile.

Mancano una risposta ed un intervento credibili soprattutto da parte della politica che dovrebbe occuparsene come missione precipua: infatti l’introduzione a scuola dell’educazione civica (un’altra volta!), o la proposta del voto ai sedicenni, sono palliativi che serviranno a far fare spallucce ad un mondo giovanile sempre più piccolo, povero, anonimo, ma fortemente tecnologicamente connesso.

Francesco Chiucchiurlotto