Non Ce la Beviamo: “la Tariffa unica regionale è una proposta inutile e dannosa”

Coordinamento dei Comitati per l'acqua pubblica della Tuscia 

“L’ordine del giorno sulla tariffa unica regionale approderà al Consiglio comunale di Viterbo il prossimo martedì 23 maggio. Ma si tratterà veramente di una opportunità per i territori come spiega la consigliera  Luisa Ciambella ?

Il meccanismo – spiegano dal movimento Non Ce La Beviamo – sarebbe quello  di una media ponderata delle diverse tariffe esistenti nella Regione che andrebbero a calmierare le tariffe più alte aumentando quelle più contenute.

Ciò che non viene detto però,  è che sui contribuenti della Tuscia, oltre all’intero costo di gestione  del servizio, verrebbe riversato anche il  costo del margine di profitto degli  altri gestori  presenti nella regione Lazio ( ACEA  Ato 5, Acea ATO 2, facenti capo ad Acea,  Acqua Latina partecipata da Suez, ecc.), che a fine anno  si ripartiscono  i dividendi.

Non a caso l’ordine del giorno è partito dal consiglio comunale di Frosinone ,  dove la gestione Acea Ato 5 detiene il primato della tariffa  più alta d’Italia (oltre che una percentuale  di dispersione idrica tra le più alte a livello nazionale, più del 7O% ).

Ma ciò che si ritiene ancor più pericoloso, è che  la proposta,  per essere realistica,  necessita di una sovrastruttura a livello regionale che potrebbe costituire il primo tassello per la costituzione del’ATO Unico Regionale, ossia per  la realizzazione del processo di privatizzazione del servizio idrico dell’intera Regione.

Considerato che questo progetto  è stato anche oggetto di campagna elettorale da parte di alcune forze politiche , non vorremmo che questa proposta sia l’ennesima manovra di palazzo che a tutto serve tranne che a risolvere i problemi della gente.

 A maggior ragione se, come afferma la stessa Consigliera Ciambella, resterebbe immutata la gestione in capo a Talete Spa, che di certo non ci sembra un esempio di efficienza.

Una annosa questione, quella di Talete, che il Comitato chiese di affrontare, depositando  in Comune oltre 4000 firme di cittadini viterbesi,  proprio quando la stessa capogruppo di Beni Comuni  ricopriva la carica di Vicesindaco  PD  nella giunta Michelini, ma che anche allora non volle affrontare lasciando cadere nel vuoto la questione.

Restiamo sconcertati  anche  di fronte al fatto che, nella proposta, vengono bypassati  completamente  i problemi specifici che affliggono il territorio.

Riportiamo in merito solo tre dati  presenti sul sito ASL che indicano lo stato delle acque nei maggiori serbatoi della città di Viterbo :

ARSENICO
Viterbo – Serbatoio Grotticella μg 10 per litro (09/03/2023)
Viterbo – Serbatoio Monte Jugo μg 10 per litro (09/03/2023)
Viterbo – Serbatoio 480 μg 10 per litro (27/02/2023)

Questi tre serbatoi, che riforniscono i quartieri più grandi della città, riportano il valore limite  massimo di arsenico consentito nell’acqua e, come si può notare, il monitoraggio riporta date non certo recenti.

I cittadini, almeno quelli che se lo possono permettere, sono costretti a rifornirsi  di acqua al supermercato perchè non si fidano di quella  del rubinetto di casa.

E’ in corso una infrazione nei confronti dell’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea proprio per un problema di salute pubblica che investe la nostra provincia.

Non leggiamo una sola parola in merito sulla proposta avanzata.

Quindi anziché presentare ordini del giorno che hanno quale unico scopo quello di spianare la strada alla gestione privata con tutti i problemi che ne comporta , soprattutto in tempi di crisi economica e climatica come quelli che stiamo attraversando, chiediamo ai nostri Amm.ri di farsi carico e di affrontare i seri problemi di questo territorio portando le  istanze dei cittadini viterbesi ai nuovi vertici della Regione Lazio,  che ad oggi non si sono ancora pronunciati in merito”.