Non ce la beviamo: “La tariffa unica regionale non risolve i problemi dei cittadini ed è l’ennesimo tentativo di privatizzare”

Coordinamento dei Comitati per l'acqua pubblica della Tuscia 

“Un cittadino che segua sugli organi di informazione locale la vicenda della crisi di Talete – osserva il Coordinamento comitati acqua pubblica della Tuscia – rischia di non capirci più assolutamente nulla. Sembra di essere a una stazione ferroviaria dove ogni pochi minuti parte un nuovo treno. Fuor di metafora vogliamo dire che si sprecano le  proposte per Talete che si accavallano e si contraddicono a vicenda.

Come Comitato di cittadini che da tempo lotta per l’obiettivo della gestione pubblica dell’acqua riteniamo indispensabile fare brevemente un po’ di chiarezza.

Dopo l’ipotesi di accorpamento dell’ATO viterbese con quello romano (ATO1 e ATO2), portata avanti in solitaria da Alessandro Romoli, presidente della Provincia nonché dell’Ente di Gestione dell’ATO1 – a quanto pare all’insaputa dei sindaci dello suo stesso stesso Ambito Territoriale – adesso spunta la proposta della tariffa unica regionale come la medicina giusta per curare i mali di Talete. A farne il suo cavallo di battaglia è la consigliera comunale di Viterbo Luisa Ciambella, della lista “Per il bene comune”, candidatasi anche alle recenti elezioni politiche con il simbolo di Azione di Carlo Calenda e Matteo Renzi. 

La ragione di questa scelta sarebbe quella di calmierare le bollette più alte mettendole in una sorta di cassa comune dei cinque ATO della regione, che produrrebbe come tariffa unica la media ponderata delle diverse tariffe, abbassando alcune ed evidentemente alzandone altre. Questo in soldoni è il meccanismo della tariffa unica. 

Come è già stato osservato dal Coord.to Regionale dei Comitati per l’Acqua Pubblica, la proposta di tariffa unica regionale, presentata all’interno del Consiglio Comunale di Frosinone da parte dell’esponente  di Azione Alessandra Sardellitti , appare “ingenua e pericolosa”. 

Il Comitato Non ce la beviamo condivide questo giudizio assolutamente negativo. Infatti partire dalla tariffa unica senza che sia unica la gestione dei servizi sembra un po’ come partire dal tetto invece che dalle fondamenta quando si fa una casa, essendo le tariffe frutto di un complesso meccanismo di calcolo che non può prescindere dalle specifiche condizioni di esercizio dei vari servizi idrici. 

Inoltre è chiaro che con la tariffa unica su base regionale si aprirebbe una lotteria in cui un territorio ci guadagna e un altro ci perde. Sicuramente l’ATO di Frosinone ACEA ATO 5 ci guadagnerebbe, perché purtroppo subisce le tariffe più alte d’Italia tra quelle praticate nei comuni capoluogo di provincia.

Di qui l’ingenuità cui sopra accennavamo. Come convincere i cittadini di un territorio che conviene ed è giusto aumentare le loro bollette, fra l’altro mantenendo invariata la gestione amministrativa e operativa del servizio in essere? Perché infatti questo meccanismo , almeno in questo primo passaggio, andrebbe solo a prolungare lo stesso modello Talete Spa oggi in essere lasciando inalterati tutti i problemi che conosciamo.

Una tariffa unica, per non essere un puro artificio senza costrutto, sarebbe realistica esclusivamente in presenza di una gestione unica e, pertanto, di un ATO unico regionale.

 E qui si giunge alla pericolosità della proposta, che come dicevamo parte dal tetto e per stare in piedi ha necessità di avere le fondamenta di un gestore unico regionale. Il decreto renziano Sblocca Italia già lo prevede, visto che il colosso ACEA a livello regionale supererebbe la soglia del “25% di popolazione ricadente nell’ATO di riferimento” , necessaria per assumere il ruolo di gestore unico regionale.

In altre parole la tariffa unica regionale, se realizzata, non potrebbe essere altro che l’anticamera del gestore unico regionale. Quindi il processo di privatizzazione di fatto del servizio idrico integrato, sotto le insegne di ACEA, sarebbe cosa fatta. 

Questa proposta non è altro che l’ennesimo tentativo di privatizzare  il servizio idrico,  scaricando  tutti i costi sui cittadini e maggiorandoli della quota di  profitto del gestore privato.

Il Comitato per queste ragioni si oppone con forza alla tariffa unica regionale, destinata a condurci nella direzione opposta a quella della immediata ripubblicizzazione del servizio per mezzo della trasformazione della attuale  Società per Azioni di diritto privato in azienda speciale di diritto pubblico, come ormai viene richiesto anche da non pochi sindaci della provincia viterbese”.