Viene da dire: DISASTRO ANNUNCIATO, DISASTRO EVITATO, ma invece non pare proprio che vada così, almeno per le sorti del PNRR sul quale ci giochiamo non solo la ripresa e resilienza possibili in termini d’investimento di 230 miliardi di euro, ma anche la credibilità in una Europa che messici alla prova non vede l’ora di sbeffeggiarci come incapaci e ridistribuirsi i soldi.
Il punto è che storicamente non siamo in grado semplicemente di spendere; il meccanismo statuale non è realizzativo ma stagnante perché dominato dalla CULTURA DELL’ADEMPIMENTO e non da quella DEL RISULTATO: cioè una classe burocratica di vertice, con tutti i privilegi ed il potere di lobbie del caso, bada a conservare privilegi e poteri sulla base dell’esecuzione pedissequa di norme, regolamenti attuativi, disposizioni ed ordinanze che essa stessa produce.
E’ un meccanismo perfetto ed inattaccabile: il Parlamento fa le leggi, soprattutto a colpi di fiducia e di decreti; poi ci sono i decreti quelli attuativi per rendere esecutive tali leggi, che spessissimo sono un intrico di riferimenti normativi inestricabili e soprattutto ispirati ad un passaggio oscuro ed auto proliferante di responsabilità diffuse ed indistinguibili.
Stiamo aspettando un centinaio di questi decreti attuativi addirittura del Governo Renzi e seguenti.
Sul PNRR, stante l’allarme lanciato dalla UE e dal Presidente Mattarella ci si è decisi ad adottare dei provvedimenti di “snellimento, semplificazione e razionalizzazione”, come? Ma con un decreto in corso di conversione alla Camera di ben 90 pagine, capito bene?, , con nuovi posti dirigenziali, strutture di missione, ed una serie infinita di provvedimenti omnibus su tutto lo scibile burocratico amministrativo.
Il “sistema” non solo si difende ma si perpetua: sono stati assunti 107 dirigenti, 544 funzionari e 366 esperti, oltre ai famosi 1000 NAVIGATORS del Ministro Brunetta, per gli enti locali, praticamente inutili perché non abilitati a svolgere l’ “assistenza tecnica” di cui i Comuni, almeno sino a 5000 abitanti hanno veramente bisogno, ma atti soltanto a “procedure complesse”, tanto che hanno fatto interventi non nei Comuni ma nelle Province e le Regioni, con quale esito vedremo.
Poi ci è messo lo “spoil system” made in Italy; chi vince le elezione deve piazzare i SUOI esperti, tecnici, dirigenti; quindi grande ammuina nelle Direzioni ministeriali, con perdite di tempo e di competenze già in corso di applicazione.
Sabino Cassese, che il Ministro Calderoli ha chiamato a dirigere l’ennesima Commissione di 61 Super Esperti per l’autonomia differenziata, qualche indicazione l’ha data ed andrebbe ascoltato: la folle centralizzazione in atto da un ventennio sta paralizzando lo Stato ed in parte le Regioni; perché non valersi del nostro sistema universitario, dei nostri politecnici e di quanto il settore privato può mettere a disposizione ONE SHOT, cioè caso per caso, risolto il quale si passa ad altro?
Credo che creare dei CENTRI DI COMPETENZA privati individuati e composti su liste di professionisti, per intervenire a richiesta dei Comuni e delle loro aggregazioni, sui bandi PNRR ed UE che tra l’altro ne sostengono la spesa, possa essere una soluzione, almeno da sperimentare. Intanto BUONA PASQUA !!
Francesco Chiucchiurlotto