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Il corredo funerario di Norchia esposti al Museo nazionale etrusco della Rocca Albornoz

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I reperti dell’ultimo corredo funerario venuti alla luce nel corso di un’importante campagna di scavi a Guado di Sferracavallo della necropoli di Norchia sono arrivati al Museo nazionale etrusco della Rocca Albornoz di Viterbo, dove saranno esposti. La presentazione avverrà alle 16,30 di domenica 29 ottobre, durante un incontro, previsto nel contesto della manifestazione Viterbo Immagine in collaborazione con l’associazione Archeotuscia odv, che verrà introdotto da Enzo Trifolelli. Interverranno;

Sara De Angelis, direttrice del Museo Albornoz; Beatrice Casocavallo, funzionaria della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale; Luciano Proietti, presidente dell’associazione Archeotuscia odv di Viterbo; Lorenzo Benini, responsabile sponsor Trust di Scopo Sostratos e Emanuele Joppolo che ha eseguito il restauro.

Nel dicembre del 2010 Mario Sanna e Luciano Ilari, dell’associazione culturale Archeotuscia  , durante una ricognizione a Norchia, in località Guado di Sferracavallo, a circa 1 km a nord del settore della necropoli denominata Pile A, individuarono una tomba con facciata conformata a tetto di casa e con tracce di iscrizione sull’architrave della falsa porta. Il vano d’accesso, quasi completamente riempito di terra, presentava un foro nella parte superiore della porta, interpretato come tentativo, da parte di clandestini, di accedere alla camera sepolcrale. Da ciò e dall’interessante struttura architettonica a casa della sepoltura, insieme all’iscrizione con il nome del proprietario, è nato il progetto di indagare, tutelare e salvaguardare l’edificio funerario che, sotto le indicazioni dell’allora Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale , ha visto parteciparvi l’associazione Archeotuscia, i proprietari del sito   e il Trust di scopo Sostratos di Lorenzo Benini. L’area indagata si inquadra all’interno di uno dei complessi sepolcrali rupestri di epoca etrusca di Norchia , caratterizzata da tombe dislocate per lo più lungo gli impianti rocciosi che nel pianoro dell’antico abitato, in prossimità dei corsi d’acqua Pile, Biedano e Acqualta. Altri particolari dell’eccezionale ritrovamento verranno resi noti nel corso dell’incontro che prelude la costante presenza presso il museo viterbese di reperti di  grande valore archeologico.

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