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Nell’area antiche terme di Ferento va in scena “Tempesta”, una rappresentazione di notevole successo

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VITERBO – E non poteva essere altrimenti, uno spettacolo per la regia e coreografia del maestro Aurelio Galli, con la drammaturgia superbamente interpretata da Sebastiano Tringali e, con Lucia Cinquegrana, Valeria Busdraghi, Paola Saribas in una produzione Ass.ne Mimo Danza Alternativa – MDA Produzioni Danza, non poteva che essere un successo.

Gatti un maestro dell’arte scenica, dopo una ricognizione al palcoscenico del’area terme si consulta con Patrizia Natale responsabile del Consorzio Teatro Tuscia, con la compagnia teatrale prendendo una decisione incredibile, scarta il palcoscenico dell’area Terme di Ferento e dopo una prova decide di far interpretare “Tempesta” sul verde di Ferento alle spalle del colonnato,tra un verde macchiato dai colori dei fiori spontanei e da un tramonto mozzafiato, un’idea geniale che darà alla rappresentazione un tocco magico, apprezzato dal pubblico con lunghi applausi al termine della rappresentazione. Una «tempesta» di emozioni che hanno coinvolto gli spettatori facendoli immedesimare simbolicamente presenti su quelle carrette del mare (oggi argomento alquanto in primo piano) , immersi nel buio, in balia delle onde, dove gli attimi diventano l’eternità. Memorie di una vita vissuta mai, interrotta nel susseguirsi del tempo una antica tempesta di ricordi che si mischiano inutilmente alle speranze. Un futuro negato, come oggi nel passato.

Il respiro silente del mare è filo conduttore della «Tempesta». La via del mare, la via della speranza, il nubifragio, la tempesta, la costa che è ancora lontana. La morte.

Ritrovare parallelismi, non lontani, tra poesia con la cronaca e l’attualità, non stupisce: così anche nel viaggio di un Grande Classico come l’Eneide, ci si incontra col tema dell’immigrazione: tin gruppo di pagani che sfuggono da un’invasione vera e propria (la guerra dei Greci contro Troia), perpetrata con violenze di ogni genere fino ad operare una vera e propria sostituzione etnica.

L’Eneide inizia con una tempesta: e non una tempesta qualunque, ma un perfect storm virato sul mito, un’ arci-tempesta in cui tutti i venti a disposizione di un dio intervengono a recare la maggior devastazione possibile. Quella tempesta rispecchia in fondo qualcosa che 1′ uomo/Enea ha dentro: è l’epifania di un punto di rottura interiore, e quel gridare dell ‘uomo/eroe è rivelante. Il mare, la sua vastità, il suo respiro … il silenzio che ne compete. Non più storie di uomini e il mare, ma l’emozione di un “Mare” non più vita, non più incontro o prospettiva. Un percorso di sola lirica e stupefazione in cui i ricordi si mescolano con la memoria presente e l’intuizione del tutto. L’attore così diventa il luogo e lo spazio di “Transito ” di infinite vicende… mentre la danza respira l’immanenza di una vita desiderata e “mai più vissuta abbastanza “. Ancora una volta Gatti ha confezionato con Trigalli, Lucia Cinquegrana, Valeria Busdraghi, Paola Saribas uno spettacolo che merita un pubblico da “tutto esaurito”.

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