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CORTOCIRCUITI 1)

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In attesa che l’Intelligenza Artificiale assurga a parametro interpretativo ed applicativo universalmente riconosciuto e soprattutto garantito, innanzitutto da se stessa, circa la sua veridicità e logicità, dobbiamo cercare di orientarci con quel che la nostra conoscenza culturale ed esperienza di vita ci consentono.

In tempi di guerra è tutto più complesso perché la VERITA’ o quel che più ad essa si avvicina, è la prima cosa che i combattenti, ed i loro attendenti, complici e sodali, tendono a stravolgere, mistificare, negare.

Torno alla giornata dell’ultimo 25 aprile in cui si è riflessa questa complessità di interpretazioni e comportamenti, per cui alcune riflessioni sono quanto meno necessarie.

La BRIGATA EBRAICA, che da sempre partecipa alle celebrazioni della Liberazione, semplicemente perché oltre 5.000 uomini da Israele sono venuti a combattere e morire da soldati contro i nazisti in Italia, è stata oltraggiata ed attaccata da un gruppo di giovani facinorosi in nome della “Palestina libera” e della pace.

Questo fatto mi pare il più eclatante, proprio perché è un fatto, sintomo di una distorsione logico concettuale che riguarda la errata concezione, dominante in alcuni ambienti giovanili ed universitari, della pace.

Proprio quella giornata che in 80 anni non è ancora diventata una festa condivisa, ha ricevuto una frattura ulteriore, dopo quella storica con certa destra nostalgica e militante: quella con ambienti giovanili di sinistra, stavolta in nome della guerra di Gaza e di una concezione della pace sbagliata e strumentale.

Quel che colpisce, sia dagli slogan, dagli striscioni  e dalle interviste degli studenti, al netto delle infiltrazioni esterne, è l’ignoranza storica semplicemente dei fatti, e la sommarietà dei giudizi e le relative semplicistiche e perentorie condanne.

Si parla con leggerezza di “genocidio” del popolo palestinese, ignorando il significato e la portata del termine; di libertà della Palestina da Israele con sullo sfondo la sua distruzione “ dal fiume al mare”, ignorando l’aggressione ed il pogrom del 7 ottobre, e soprattutto la storia di Gaza.

Dopo il ritiro dell’esercito di Ariel Sharon nel 1993, subito dopo gli accordi di Oslo, la Striscia fu affidata all’Autorità Nazionale Palestinese; dopo le elezioni del 1996 vinte da Hamas, il partito sconfitto Al Fatah, viene espulso con violenza dalla Striscia ed Israele ne decreta l’embargo facendone una prigione a cielo aperto, che diventerà presto un bunker sotterraneo imprendibile. (Attenzione questo sta avvenendo ora in Libano)

La storia palestinese è un autentico dramma  le cui responsabilità sono diffuse sia nel campo occidentale che arabo, sin dal 1948 quando l’ONU decise su due popoli, due stati ed i paesi arabi risposero con la guerra ad Israele.

Questo continuo, semplicistico ed unilaterale richiamo alla pace nasconde, dentro l’orrore delle stragi, dei massacri, degli ostaggi, l’incapacità di comprendere come la questione palestinese ancora una volta è semplicemente il casus belli del confronto in atto per una nuova egemonia globale, ed un inconsapevole aiuto, probabilmente in parte indotto e manipolato, alle autocrazie e teocrazie in campo, Russia, Cina, Iran.

La liberazione degli ostaggi superstiti sarebbe o no decisiva per una tregua?

Francesco Chiucchiurlotto

Redazione Ontuscia
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Quotidiano di Viterbo e della Tuscia

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