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Homines novi

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C’è da scommettere che il prossimo 7 gennaio alla commemorazione dei ragazzi morti nella ex sede del MSI ad Acca Larenzia ci sarà il doppio dei partecipanti; come per esempio con l’avvenuta levata di scudi della sinistra paludata nei confronti del Generale Roberto Vannacci del MONDO AL CONTRARIO, che ne ha amplificato a dismisura l’effetto mediatico e determinato il milionario risultato commerciale.

E’ incredibile lo smarrimento di ogni tipo di opposizione, variegata, divisa e distinta, al governo Meloni, che induce a scegliere il campo del confronto sul terreno apparentemente più favorevole, sia storico che morale, ma per niente politico: come fu l’attacco massiccio e reiterato a Berlusconi sul Bunga Bunga e le Olgettine; quasi non resti che sperare in una “Sindrome Ferragni” che travolga l’ influencer Giorgia.

Il tema che sommessamente mi permetto di sottolineare è che i politici di sinistra hanno abbandonato, o meglio gradualmente perso per strada la loro natura rigorosamente riformistica, prima contribuendo all’affermarsi del populismo contro la CASTA e poi subendo l’effetto trascinamento dei professionisti del VAFFA e dell’ANTI ELITE.

Ma poi, una volta per lungo tempo al governo, ha disintermediato i rapporti politici e sociali, ha verticalizzato e centralizzato il potere; tentato, per fortuna fallendo, di riformare la Costituzione in modo improvvisato e pasticciato, e dopo averne constatato, con quella del 2001, gli effetti negativi della regionalizzazione dello Stato e della nascita di potentati correntizi locali, quelli che vincono le elezioni in anticipo spartendosi le candidature!

Ma, sempre la sinistra, aveva cominciato con le leggi Bassanini, non tutte riuscite, con la legge n°81/93 sull’elezione diretta dei Sindaci, e poi dei Presidenti di Regione (di cui dissi).

Cosa vuol dire allora tornare ad un rigoroso riformismo, oggi?

Intanto partire dalla constatazione che la crisi della democrazia, fenomeno anche globale, è crisi della rappresentanza derivante: dalla personalizzazione dei partiti, e quindi dalla loro incapacità elaborativa e coalizionale, e quindi dalla necessità di essere appiccicati alla cronaca quotidiana alla ricerca di ogni possibile consenso, e quindi non caratterizzati da un programma o, la dico grossa, da una ideologia.

Le riforme essenziali per almeno impedire che la centralizzazione in corso assuma aspetti autoritari o totalitari, dovrebbe riguardare la forma partito applicando l’art.49 della Costituzione; le istituzioni di base a cominciare dai Consigli Comunali, Provinciali, Regionali; una nuova legge elettorale proporzionale con preferenze

Nessuno impedisce al PD della Schlein o ai 5S di Conte di darsi subito delle regole interne che attuino il “metodo democratico” dell’art.49: personalità giuridica, contabilità pubblicistica, garanzie circa le dinamiche interne, i congressi, le consultazioni degli iscritti, i mandati istituzionali, i programmi e le elaborazioni; che segnale sarebbe!

La modifica della l.n°81/93 dovrebbe riguardare un potenziamento del ruolo del Consiglio Comunale: approvazione del programma, nomina della giunta, sfiducia costruttiva; tutela e valorizzazione delle minoranze.

Il silenzio sulla legge elettorale la dice lunga sul conservatorismo peloso di tutti i partiti che controllando le candidature impediscono ogni rinnovamento e controllo dal basso.

I partiti e le forme applicate di democrazia che conoscevamo, non torneranno: fermare la deriva centralpopulistica in atto e aprire la possibilità di azione ed innovazione ad HOMINES NOVI, mi pare già tanto!

Francesco Chiucchiurlotto

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