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ORDINE D’ARRIVO

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La corsa al Quirinale si è finalmente conclusa evitando un’ esiziale sovrapposizione tra la gara presidenziale e quella del Festival di San Remo, che avrebbe depresso in modo forse irrimediabile, l’umore disincantatamente positivo e costruttivo degli Italiani, facendo altresì precipitare la Nazione in uno stato confusionale e disperante dovuto ai 2.700 miliardi di debito pubblico, 160% sul PIL: la gara è terminata e questo è l’ordine d’arrivo.

Fresco come una rosa, senza una stilla di sudore o il fiato corto, il primo a tagliare il traguardo è Mario Draghi, che riesce in coppia con Sergio Mattarella, a consolidare il suo ruolo governativo ed a salvarci da una deriva pericolosa avendo svolto un decisivo ruolo persuasivo sul secondo classificato Sergio Mattarella.

Il quale con il solito aplomb molto british, insaccandosi ancor più nelle spalle, si dimostra pronto al nuovo peso che gli toccherà sostenere.

Ecco che al terzo posto c’è una donna che unisce ad una certa grazia ed eleganza della figura, una ferma determinazione che tutto sommato è funzionale al corretto funzionamento di una democrazia, completando una vera dialettica tra maggioranza ed opposizione.

Quando Giorgia Meloni dice :”Non ci posso credere!!” riferendosi all’alleato più importante che propone Mattarella, fa un piccolo capolavoro di perfidia politica che probabilmente aumenterà il suo consenso: la coerenza paga sempre.

Sorprendentemente ecco che arriva Matteo Renzi, che con uno scatto eccezionale a nottetempo, ha affondato con argomentazioni non banali la candidatura di Elisabetta Belloni, bella presenza presidenziale che avrebbe spopolato nei media, ma che probabilmente non dava garanzie di una inappuntabile correttezza istituzionale, provenendo da servizi segreti.

Ecco che al sesto posto con agile e tranquillo incedere si classifica Pier Ferdinando Casini, che con una nobile dichiarazione ha escluso ogni possibile alternativa a Mattarella, declinando ogni possibile candidatura, che eppure stava anche crescendo.

C’è finalmente Enrico Letta, impalpabile presenza sottotraccia che potrebbe anche essere assimilato ad un personaggio scespiriano, se fosse vero che proprio lui abbia proposto al Salvini la polpetta avvelenata della Belloni.

Si classifica ottavo Gigino Di Maio che nel rifiutare una figura potenzialmente incongrua, come la responsabile dei servizi di sicurezza, lo fa in aperta opposizione a Conte.

Ecco infatti una coppia di coda con Giuseppi e Beppe Grillo che alla ricerca di un consolidamento di posizioni e di protagonismo hanno scommesso sull’opzione donna senza considerare che spaccando così la compagine di governo avrebbero creato un caos indigeribile ai più; soprattutto agli stessi 5Stelle che non cercano certo elezioni anticipate.

Ultimo con distacco notevole Matteo Salvini, che arranca defatigato dalle proposte a raffica che si è imprudentemente assegnato come compito, dopo aver polverizzato il centrodestra, delusa la seconda carica dello Stato, riempito tutti di chiacchiere senza costrutto, è imputato di un Papeete Bis, e si avvia ad un declino che forse favorirà un travaso di voti verso  FdI.

E che dire dei 1.009 parlamentari che per la seconda volta consecutiva hanno scelto, stavolta in 759,  un  lieto fine da status quo?: hanno salvato la Repubblica, ma condannato i partiti ad una  urgente e drastica cura: ci vorrà un vaccino?

Francesco Chiucchiurlotto

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