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La catalogazione dell’oggettistica sacra della cattedrale di San Giacomo Maggiore Apostolo a Tuscania

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Nel 1797 i generali francesi di Napoleone ordinarono che fossero prelevati gli ori e gli argenti della cattedrale di San Giacomo Apostolo Maggiore di Toscanella. Dopo la prima requisizione, il Vicario generale Francesco Antonio Turriozzi escogitò un sistema , per poter salvare una parte degli arredi sacri, e li portò nel palazzo dei suoi familiari. Quando ritornò il potere pontificio il prelato riportò nella cattedrale tutto ciò, che aveva nascosto, per cui gli argenti che ancora abbiamo, datati prima del 1797, si salvarono per la sua opera.

La dottoressa Giovanna Mencarelli , esperta della storia dell’arte medievale, scrisse che , “dopo il terremoto del 1971, un rapido e coeso confluire di studiosi, esperti restauratori, tecnici e forze dell’ordine coordinarono un piano di salvaguardia immediato per i cittadini, per le abitazioni ed i monumenti colpiti gravemente nel centro storico. Poi iniziò il lavoro di recupero, il grande cantiere, in cui ogni giorno, oltre alle maestranze addette ai puntellamenti ed al controllo dei crolli, comparivano illustri studiosi, architetti, ingegneri, storici d’arte, archeologi e restauratori, tra i più noti in Italia, ma anche stranieri. In quella fase anche io, che già aveva avuto contatti con la Soprintendenza di pertinenza, prima del sisma, ed avevo affiancato la studiosa di vaglia Joselita Raspi Serra, fui incaricata di iniziare un lavoro di catalogazione a tappeto delle opere pittoriche, scultoree, dell’oggettistica profana e sacra, dei paramenti e di quanto potesse contribuire al recupero della storia della città e del suo territorio.

Il parroco Don Domenico Zannetti, uomo di tempra e di coraggio, insieme con il suo scaltro sacrestano Giuseppe Corinti, accolse me , accompagnata dal fotografo tuscanese d’eccellenza Enzo Falleroni. Mentre nella città si notavano segni di rinascita, i mobili lignei della sacrestia, rotti, dissestati ed aperti mostravano, sotto uno strato di polvere, intatto dal 6 febbraio 1971, i paramenti liturgici ed il corredo degli oggetti liturgici in metallo ed in argento, completamente schiacciati e distorti, tanto da non riuscire a leggerne il decoro, le iscrizioni ed i punzoni. Proposi agli astanti, che unanimi assentirono, di fotografare ed inventariare tutti quei materiali, perché non sparissero e non se ne perdesse la memoria storica.” La scelta risultò salvifica perché di lì a pochi anni la Soprintendenza per i beni artistici e storici di Roma , diretta da Dante Bernini, stabilì di restaurare un congruo numero di argenti affidando i lavori alla Ditta Federico e Giorgio Frugoni di Roma ed al restauratore Ettore D’Ippoliti .

Dopo un’ esposizione a Roma a Palazzo Venezia dal 15 giugno al 15 settembre 1983, organizzata dal Dipartimento Musei e Mostre della Soprintendenza , vennero restituiti alla cattedrale di Tuscania. I fratelli Palombi editori di Roma pubblicarono un catalogo a cura di Anna Maria Pedrocchi dal titolo : “ ARGENTI ROMANI restauro di arredi sacri del Duomo di Tuscania”, la cui stampa fu possibile grazie alla signora Anna Bulgari Calissoni ed alla collaborazione , tra gli altri, anche del professore Giuseppe Giontella.

Diego Giomini
Diego Giominihttps://www.ontuscia.it
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