Confagricoltura: contrari a immondizia e scorie nucleari nella nostra provincia

L’improvvisa uscita dell’amministratore della Sogin elimina di colpo la validità di ogni rassicurazione, sia logica che politica, riguardo ad una presunta irrealizzabilità del deposito nazionale delle scorie radioattive nel Lazio e nel viterbese in particolare.

La netta sensazione è che il bersaglio sia stato individuato a prescindere dalla forza di verità delle osservazioni che saranno prodotte dal nostro territorio. È un chiaro segnale, per tutti noi, che da qualche parte si sta cominciando a stringere il cerchio e che delle nostre osservazioni evidentemente a qualcuno importa assai poco.

E il modo di fare che traspare è quello di chi, piuttosto che condividere, vuole imporre una decisione già forse presa nel momento in cui si sceglievano i criteri che avrebbero dovuto identificare i luoghi più adatti. Criteri penalizzanti per chi è già penalizzato e non ha potentati economici che possano dire no a priori. Sarà un confronto duro e difficile quello che aspetta il nostro territorio, i suoi abitanti e soprattutto la sua classe dirigente. Perché, chiunque abbia anche una piccola responsabilità di rappresentanza o direttiva, sia nel pubblico sia nel privato, deve essere consapevole che verrà giudicato da figli e nipoti anche e forse soprattutto per quello che farà (o non farà) in questo momento per impedire scelte che ricadranno sulle generazioni future.

Non possiamo accettare che la provincia di Viterbo, dopo essere stata esclusa e tagliata fuori dal processo di industrializzazione dei decenni del dopoguerra (nonché dalla cassa per il mezzogiorno) dopo essere stata terra di nessuno per 50 anni, ora che ha deciso di basare il suo sviluppo su quella che è la storia e la bellezza del territorio e sulla sua tradizionale agricoltura di qualità, resa ancora migliore dallo sforzo congiunto di agricoltori, cooperative e associazioni, ora possa venire considerata semplicemente una pattumiera dove nascondere immondizie romane e scorie nucleari nazionali.

Avere considerato, nella scelta delle potenziali località, solo parametri fisici e non sociali ed economici, la dice lunga sul tipo di soluzione alla quale si vorrebbe arrivare. Confagricoltura Viterbo-Rieti si oppone fermamente sia ai rifiuti romani sia a quelli nucleari e plaude all’iniziativa del presidente dei suoi giovani agricoltori Giorgio Grani, co-fondatore di Verde Tuscia: associazione che ha alla sua presidenza Camilla Nesbitt e che si opporrà anch’essa al venefico assedio perpetrato a tutto il territorio viterbese.