URNE FUNERARIE (Terza parte)

Ministro Lamorgese

Quindi il combinato disposto di pandemia, guerra, inflazione, siccità, debito pubblico, instabilità politica, sembra non lasciarci scampo sin da subito, verso un disastro annunciato fatto di recessione, crisi energetica ed ambientale, disoccupazione, fame e paura.

Il governo, questo strano governo di necessità che barcolla ma non molla, sostanzialmente tenuto in piedi dai due Presidenti, della Repubblica e del Consiglio dei Ministri, ha però la possibilità di innescare nel nostro Parlamento una proficua stagione di riforme, al di là di quelle dovute al PNRR, pur importanti.

La prima riforma riguarda i regolamenti parlamentari in conseguenza della diminuzione del numero di deputati e senatori, occasione irripetibile per semplificare e velocizzare gli itinera normativi.

La seconda, una legge elettorale che tenga finalmente conto della governabilità del Paese, degli interessi dei cittadini piuttosto che quelli dei partiti.

La terza la riforma del TUEL (Testo Unico Enti Locali) che il ministro Luciana Lamorgese ha preannunciato essere pronta per la discussione in Parlamento.

Ragionando sulla differenza tra sistemi globali di tipo liberal democratici e autoritar- capitalisti, si è messo in evidenza l’efficacia di quest’ultimi e la deriva dei primi proprio sul fronte della partecipazione elettorale.

Da tempo sostengo che una inversione di tendenza da questa disaffezione alla vita democratica, con il voto, l’iscrizione a partiti, l’attenzione alle problematiche politiche e culturali, possa venire alla base del sistema istituzionale italiano rappresentata dai Comuni.

Sarebbe una inversione di tendenza di ciò che è iniziato proprio nei Comuni italiani con la legge n°81 del 1993 sull’elezione diretta dei Sindaci; cioè l’inizio della verticalizzazione del potere, dell’accorciamento delle catena di comando amministrativa, con le famigerate leggi di sistema di Franco Bassanini, sulla fallita divisione tra programma e gestione.

Poi la riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione si è andati nel senso dell’accentramento regionale; i pasticci alla Graziano Delrio, hanno tolto di mezzo anche gli enti intermedi  Province e Comunità Montane, che potevano bilanciare il centralismo statuale e regionale; la vita civica che aveva nel Consiglio Comunale la propria espressione rappresentativa e decisionale, si è inaridita a cominciare dalla finanza locale ampiamente saccheggiata ed espropriata, per finire con la figura meramente simbolica del Sindaco.

Infatti le ultime consultazioni comunali hanno registrato una partecipazione di poco sopra il 50% degli elettori al primo turno e del 48% al secondo.

Quindi se nel nuovo TUEL, sistemata la finanza locale privata di circa 7 miliardi di trasferimenti ordinari, si riaccendessero i poteri del Consiglio Comunale su materie specifiche e per l’ elezione della Giunta Municipale, con Commissioni Consiliari obbligatorie e regolamentate e con consulte civiche, anche nei piccoli Comuni naturalmente, i cittadini avrebbero qualche serio motivo di partecipazione e qualche problema risolto in loco.

E’ poco per suscitare lo “spirito” democratico di una nazione? No, sarebbe tanto, ma temo che neanche ci si proverà.

Francesco Chiucchiurlotto