Rincari energetici, l’Amministrazione comunale di Civita Castellana scrive al Governo

Fabrica Civita Castellana

«Da mesi ormai assistiamo a un incremento dei costi energetici che ha dell’inverosimile. La situazione sta investendo tutti i privati cittadini che si trovano a dover affrontare un rincaro delle bollette esorbitante. Ma sta colpendo con ancora maggiore forza tutti i produttori Italiani, tra cui quelli del distretto industriale di Civita Castellana, considerato da sempre il distretto di riferimento della ceramica industriale Made in Italy, incentrato principalmente nell’area del nostro comune e nel proprio hinterland.

Ci preme ricordare, al riguardo, – scrive l’Amministrazione comunale di Civita Castellana – che il distretto civitonico consta di un fatturato annuo di oltre 280 milioni di euro e più della metà dello stesso si rivolge al mercato estero. Quindi ostacolare queste attività attraverso il caro bolletta sarebbe non solo un gigantesco danno economico ma soprattutto uno schiaffo al Made in Italy e a tutti i 3000 lavoratori impegnati, circa 2000 diretti dipendenti delle imprese ceramiche e i restanti addetti ai lavori delle imprese di servizi che ruotano intorno a questo importante Polo Industriale.

Essendo le aziende ceramiche delle realtà estremamente energivore, nonostante gli enormi investimenti green, hanno da subito avuto forti ripercussioni sui costi e sulle conseguenti attività commerciali, venendo spinte sempre di più fuori dalla competizione internazionale a causa dei continui e necessari aumenti che stanno di fatto mettendo a rischio l’attività produttiva. L’aumento che più preoccupa è quello del gas naturale, risorsa imprescindibile in questo settore per la produzione di qualità. È noto che gli impianti di cottura degli articoli ceramici sono operativi dalle venti alle ventiquattro ore al giorno a temperature di 1200 gradi.

È doveroso fare un passo indietro e cercare di capire cosa stia realmente accadendo. A causa di alcune situazioni geopolitiche, che non possono sfuggire all’occhio attento del Governo, le nostre forniture via gasdotto restano incerte e hanno aperto scenari di estrema competizione tra i fornitori di questa risorsa primaria.

Il primo fronte riguarda direttamente la Gazprom, leader russo del settore energetico, che ha deciso di rimandare l’apertura del North Stream 2, l’enorme gasdotto che di circa 1200 km che attraversando il Mar Baltico aggira alcune vecchie rotte che attraversavano Polonia e Ucraina e che collegherebbe direttamente la Russia con l’Europa attraverso la Germania. Il gasdotto doveva essere in funzione dallo scorso ottobre cosa che purtroppo non è accaduta, con la conseguenza naturale che i prezzi hanno subito delle oscillazioni vertiginose. Considerati i rapporti non proprio idilliaci tra Ucraina e Russia, si è riaperta una disputa politica tra le due nazioni per l’utilizzo dei gasdotti esistenti, cosa che di certo non aiuta e non aiuterà nel breve termine a controllare i prezzi, dato che dalla Russia da mesi arriva poco gas, al di là dei volumi garantiti dai contratti.

Il secondo fronte riguarda invece la zona del Maghreb, che da sempre è una risorsa importante per l’Italia, avendone rappresentato per anni l’approvvigionamento principale. A causa della rottura dei rapporti diplomatici tra Marocco e Algeria, quest’ultima ha sospeso l’utilizzo del condotto Europa – Maghreb (Empl), decisione che ha messo in crisi gli approvvigionamenti di gas della Spagna, con ripercussione sull’offerta disponibile anche per altri paesi, tra cui l’Italia.

Considerando la doverosa premessa di cui sopra, emerge che le istituzioni hanno il dovere di difendere nelle sedi opportune gli interessi dei produttori Italiani che costituiscono il tessuto economico nazionale. L’Italia risulta isolata dalle mappe internazionali di approvvigionamento. Riteniamo che fino ad oggi né il Governo né tantomeno l’UE abbiano fatto quanto in loro dovere per tutelare le nostre realtà produttive, che costituiscono un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo».