TEMPI DI GUERRA – 1)

  • Al Dr Fabio Marco Fabbri giornalista dell’Opinione, storico e docente presso l’Istituto PUSKIN di Mosca, esperto di geopolitica, che fa conferenze e seminari in Italia ed all’estero, l’ultima con gli studenti dell’Istituto Cardarelli di Tarquinia, chiediamo dell’attacco dell’Iran con droni e missili su Israele.

L’attacco è stato respinto bene, dimostrando le superiori capacità militari di Israele e dei suoi alleati, USA, Gran Bretagna e Francia, tutte potenze atomiche, e si apre ad horas l’incognita di una risposta di Netanyahu, che Biden vorrebbe scongiurare per evitare l’allargamento del conflitto. Certo è che, come è successo per l’Ucraina, la guerra con Hamas rischia di perdere interesse e sbiadire in uno scacchiere mediorientale più vasto.

  • Ma non era questo l’obiettivo principale di Hamas, perché da una parte gli Israeliani sono stati invasi, massacrati e presi in ostaggio, per provocare una risposta che avrebbe dovuto incendiare l’area e dall’altra la striscia di Gaza è diventata a tutti gli effetti un bunker armato funzionale ad una guerra globale?  

Infatti sono passati più di cinque mesi dall’inizio della cruenta risposta israeliana ai massacri perpetrati da Hamas il 7 ottobre, e la Striscia è rasa quasi completamente al suolo con migliaia di morti civili, e priva di acqua ed elettricità. Tuttavia sembra che tali servizi siano ancora funzionanti in quella colossale struttura architettonica composta dalle estesissime gallerie e numerosi bunker ancora agibili sotto Gaza.

 L’efferatezza dell’attacco del 7 ottobre, con stragi di famiglie inermi e giovani, stupri e violenze su donne e bambini, tendeva ad innescare una risposta israeliana tale da provocare l’ intervento di Iran, Libano, Yemen e Siria, con l’obiettivo di distruggere gli Israeliani “dal fiume al mare” (dal Giordano al Mediterraneo), come sin dal 1979 con l’ascesa di Komeini in Iran si profetizzò che Israele andava estirpato come un cancro occidentale in terra musulmana, e quindi distrutto ad ogni costo!

Ma l’Iran, con una situazione interna non ottimale per il regime degli Ayatollah, non si era mosso, sino alla sfida dell’uccisione del Comandante dei Pasdaran a Damasco.

  • Questo nuovo conflitto non rischia di influire sul rilascio degli ostaggi, sinora una condizione prioritaria e necessaria per il cessate il fuoco,  inducendo Israele ad un attacco definitivo su Rafah per chiudere subito e ad ogni costo con Hamas?

Quella della liberazione degli ostaggi era ed è una questione cruciale, come del resto avere notizie certe sul loro stato di salute o addirittura quanti di essi  siano ancora in vita.

Per ora i colloqui tra Israele e Hamas, sul rilascio di decine di ostaggi israeliani, sono in fase di stallo;  questi negoziati, che hanno visto Egitto e Qatar come palcoscenico delle trattative, non stanno dando alcun risultato, in quanto il divario delle richieste tra Hamas ed Israele è sempre più ampio, e quindi l’effetto IRAN potrebbe accelerare l’ingresso a Rafah.

 Anche perchè Israele chiede ripetutamente ad Hamas di fornire l’elenco dettagliato degli ostaggi ancora in vita, e si replica di non poter confermare alcunché e che Hamas ha perso le tracce di circa quaranta ostaggi israeliani, e forse molti di più; mentre certo è che quelli in mano ai miliziani di Hamas stanno subendo da cinque mesi violenze di ogni genere e “torture sessualizzate”, con grande crudeltà esercitata contro molte donne e bambini.  

  • Si può ritenere quindi che l’impossibilità di Hamas di rilasciare ostaggi vivi ed in condizioni accettabili  unita all’impegno sul nuovo fronte iraniano giustifichi  l’irriducibilità di Netaniauh e l’acuirsi dello scontro in Israele?

Il rischio purtroppo è reale e concreto.

Francesco Chiucchiurlotto