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CONTR’ORDINE COMPAGNI!

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Per quel che ci è dato di sapere, la conclusione dell’operazione “specialissima” che Yevgeny Prigozhin ha messo in campo contro il regime di Putin, si conclude in Bielorussia, ma anche un’altra cosa è assodata, ed è la demolizione certa e definitiva del sistema propagandistico russo, messo in campo per dare ragione e motivazione politica all’aggressione dell’Ucraina.

La guerra, ci rivela Prigozhin, non è avvenuta per l’ostilità progressiva e minacciosa della Nato, nè per abbattere il regime nazista insediatosi a Kiev, o per il pericolo rappresentato dal governo ucraino dopo l’insurrezione di Piazza Maidan Nezaleznosti nel 2014.

Tutte balle propagandistiche che il leader di Wagner sbugiarda, mentre rivela, afferma, ribadisce, alcuni fatti: il sistema cleptocratico degli oligarchi, (una sorta di Mafia articolata in dipartimenti, cosche, cupole, come la nostra), ha voluto l’invasione per i propri esclusivi interessi; alla guerra Putin ha fornito la copertura ideologica della visione purista e sacrale della Grande Madre Russa, poi però ha negato o sminuito le perdite umane, le sconfitte sul campo , gli errori tattici e strategici commessi dai vertici militari, le stragi ed i crimini commessi.

La prima vittoria di Prigozhin è stata sul piano della comunicazione, in un Paese in cui censura, repressione, persecuzione, sono legalizzati, e gli omicidi politici all’ordine del giorno.

I suoi video attraverso i socialmedia, l’hanno mostrato al fronte tra i morti; nei massacri di giovanissimi russi mandati allo sbaraglio; nella denuncia della mancanza di munizioni ed altri sabotaggi dei vertici militari di Mosca; quando addirittura davanti al Vice Ministro della Difesa definisce “vecchi pagliacci” gli oligarchi dell’esercito.

Inoltre le sue denunce sull’errore strategico dell’attacco all’Ucraina sotto un profilo militare: “L’effetto collaterale è che ora l’Ucraina ha uno degli eserciti più forti del mondo!”, hanno conquistato molti.

Questo peculiare patriottismo ha rappresentato un antidoto forte all’accusa di Putin di tradimento, ed ha chiamato in causa i soldati e le gerarchie dell’esercito come fattore decisivo, sia come avvenne nel 1917 con Lenin, che nel 1991 con Boris Yelsin, ottenendo l’effetto minimo di sterilizzare l’opinione pubblica, in modo da arrivare, quasi senza colpo ferire a 200 Km. da Mosca.

Quell’opinione pubblica russa, soprattutto moscovita, che non sapremo mai se insieme all’esercito sarebbe stata un fattore decisivo per deporre Putin, mentre anche Mikhail Khodorkovsky, storico oligarca avversario di Putin, dichiarava l’appoggio al tentativo di Prigozhin.

Ma il punto ancora oscuro è il personaggio di Yevgeny Prigozhin, “il cuoco di Putin”, 9 anni di carcere per reati vari, arricchitosi rapidamente con Il Sindaco di Pietroburgo, un certo Vladimir Putin, capo di una formazione mercenaria che diviene rapidamente ricchissima ed egemone sugli scenari d’Africa, Siria, Mediterraneo, e poi Ucraina.

E’ questo personaggio che ordina il dietrofront ai suoi mercenari, in cambio non si sa ad oggi di che cosa, rivelando la debolezza del regime e la fragilità di Putin e delle sue menzogne.

Un pensiero commiserevole, va comunque verso i clientes et laudatores,  che anche in Italia, anzi soprattutto in Italia, hanno sostenuto le false ragioni deKriminale del Kremlino, in odio all’Occidente ed in cerca di un proprio servile ruolo.

Francesco Chicchiurlotto

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