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EXTRAPROFITTI

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Sicuramente il provvedimento sulle banche italiane da parte del governo Meloni è stato sorprendente: innanzitutto per le borse che hanno bruciato una decina di miliardi di capitalizzazione e mandato un segnale inequivocabilmente negativo su di esso.

Ma è per la politica italiana che sembrano appartenere i segnali che il prelievo sugli extraprofitti bancari, lancia.

C’è stata subito infatti un’attenuazione dell’impatto, con il tetto allo 0,1 % che ha comportato circa 4 miliardi di euro a disposizione per alleviare l’incidenza delle rate dei mutui e di situazioni estreme post Reddito di Cittadinanza.

Ma l’imbarazzo sulla maggioranza è palese: ma come? Dal berlusconiano non mettere mai le mani in tasca agli Italiani, alla demonizzazione di ogni tipo di patrimoniale, si interviene di sorpresa e dirigisticamente, facendo il contrario?

Anche se sono banche, sempre italiane sono; e se accade a loro perché tra un po’ non ai patrimoni dei cittadini? Chi decide cos’è, e quant’è un extraprofitto? ( da brivido! )

Altra domanda legittima che circola è quella sulla egemonia nella compagine una e trina di governo, che è esercitata dalla sua componente di “destra sociale”.

Ma il tema credo che riguardi la politica nella sua essenza di insieme di potere, consenso, programma, visione ed identità, che ha acquisito negli ultimi decenni dei connotati populistici, che attraversano in varia misura tutti i partiti e sui quali non sarà ancora a lungo inutile indagare.

Il ruolo della tecnica e delle sue incontrollabili innovazioni, unito a quello pervasivo del mercato globalizzato, ha indebolito la politica svelandone i limiti e lasciandone aperte le contraddizioni, la principale delle quali è schematizzando quella tra “popolo ed èlite”.

Metà elettorato non va a votare e l’altra metà ondeggia sulla scorta di fattori non razionali, determinati dal noto meccanismo percezione emotiva – consenso acritico – voto.

Ecco quindi che dietro il provvedimento sugli extraprofitti emerge il “patto della bistecca fiorentina”, come è stato chiamato sui giornali, tra Meloni e Salvini, che ha il vantaggio immediato di racimolare risorse fresche ed al contempo spiazzare PD e 5S; poi dare l’idea di un governo decisionista non solo con i poveri e gli ultimi, ma anche con i potentati finanziari.

Il tutto si intreccia con la vicenda di Marcello De Angelis, che il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha confermato nel suo incarico dopo le dichiarazioni negazioniste sulle sentenze per la strage neofascista di Bologna del 1980.

Questa decisione, presa d’intesa con Giorgia Meloni, dimostra che l’elemento identitario in FdI è fortissimo e che nella sua unicità nella panoramica dei partiti in campo, rappresenta una solida componente non populista, ma storica, che li rafforza e compatta. Il resto dei partiti non hanno questa prerogativa, per quanto essa possa essere criticabile o condannabile; e il ricomparire delle correnti nel PD, l’autoliquidazione del Terzo Polo, la marginalità solitaria dei 5S, consentono al governo anche la mossa del cavallo sugli extraprofitti, in una sorta di partita a scacchi in cui domina una Regina ben “arroccata” (sic!) sul fondo della scacchiera, in cerca del “matto”.

Francesco Chiucchiurlotto

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