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LA SINDROME DI PUTIN

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Quando tra cent’anni, se l’umanità saprà conservare se stessa, gli storici metteranno mano a questo periodo d’inizio XXI secolo, prefiguro che parleranno di SINDROME DI PUTIN, usando il personaggio come benchmark di un atteggiamento di tolleranza, acquiescenza, indifferenza, ad ogni crimine, malversazione, delitto, violazione, illegittimità, di cui si abbia contezza e certezza.

Cioè, come Vladimir Putin continua ad avere buona stampa, buone relazioni, buona immagine, (anche qui da noi in particolare) nonostante la lista di cui sopra si allunghi e si allarghi, altri in misura sicuramente diversa e minore per qualità e quantità di malefatte,  godono di tolleranza, acquiescenza ed in particolare di indifferenza.

Alcuni italici esempi: da Roma ladrona alla sparizione di 49 milioni di denaro pubblico ed agli eufemistici “intrighi” da Metropol; da “Forza Vesuvio” al Ponte sullo Stretto; dalle cannonate ai barchini dei migranti, all’attuale impotenza; ed addirittura alla guerra con Francia e Germania; dall’abbandono delle periferie senza cultura e controlli, alla bonifica ed al “blocco androgenico” che va precisato, non è la minacciata castrazione; dalla flat tax alla ricerca di nuovi cespiti negli extraprofitti alle banche; dalla eliminazione della legge Fornero, al sistema che sbanda per il deserto demografico; al ritrovato nemico dell’UE ed addirittura al tradimento del nostro Commissario Gentiloni.

Certamente si potrebbe andare avanti a lungo, anche analizzando il perché tutte queste contraddizioni passino nella quasi indifferenza anche per chi dovrebbe farne un tema di opposizione politica, costante e militante.

C’è uno sbraco intellettuale in cui concetti di alcuni secoli fa del tipo “Dio, Patria, Famiglia” vengono riproposti in una contemporaneità assolutamente diversa ed evoluta; e quando Meloni dice a Budapest, dove la ripartizione dei migranti è un tabù, che sta combattendo per la famiglia ed addirittura per Dio, siamo al delirio populistico, e solo la Sindrome di Putin lo può rendere accettabile.

Quale Dio, tra le decine che sono adorati nel mondo?

Quale famiglia, tra le decine di forme che essa oggi assume?

Quale contemporaneità non utilizza per i problemi di oggi?

Il meccanismo populista della percezione del problema, della sua semplicistificazione, e della sua eclatante proposta risolutiva NON FUNZIONA!, e non è l’Europa o il destino “cinico e baro” ad averne la responsabilità, ma di chi ha impedito a Mario Draghi di continuare a governare, o di essere Presidente della Repubblica; di chi non ha classe dirigente adeguata; di chi stipula alleanze estreme e si inimica gli Stati che dovrebbero esserci amici e “con un occhio di riguardo”, come si invoca dal governo.

Invece ancora non abbiamo approvato il MES, il Meccanismo Economico di Stabilità.

La sindrome di cui sopra ha ormai solide basi anche nel populismo internazionale, non certo nei paesi in cui vige un regime di dittatura o di democratura, quest’ibrido che ti consente di votare ogni tanto e poc’altro, in cui il populismo è la quintessenza del potere.

E’ il sistema democratico, questo deve preoccuparci, che nella sua storica evoluzione è ovunque imballato, a cominciare dagli Stati Uniti: sarà la sindrome di Biden?

Francesco Chiucchiurlotto

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