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L’ESTATE STA FINENDO

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Così cantavano i Righeira nel 1985: “L’estate sta finendo, e un anno se ne va, sto diventando grande; lo sai che non mi va!”.

E’ stata una canzone di grande successo, oggi diremmo “tormentone estivo”, molto orecchiabile e con un testo non proprio banalissimo: ombrelloni riposti, gabbiani che rientrano in città, una foto come struggente ricordo di un amore estivo, e una ritrovata solitudine, in una giovinezza che anch’essa sta finendo.

In effetti una certa velata malinconia prende un po’ a tutti in questo fine agosto che non dimenticheremo facilmente per le temperature torride, gli acquazzoni smodati, gli incendi al solito dolosi; eppure ci sono stati i luoghi di vacanza prescelti, le sagre, feste, kermesse, in ogni dove, relax, spettacoli all’aperto, qualche buon libro.

Sicuramente non è solo l’estate trascorsa a dare quel senso di lieve inquietudine, di leggera insoddisfazione, di timore a trarne un bilancio finale; è la cosiddetta ripresa che vi contribuisce.

Il ritorno al tran tran quotidiano con le sue preoccupazioni consuete; il ritrovare allo stesso punto di complessità, ed allo stesso posto di svolgimento, i vecchi problemi per un momento accantonati; persone e luoghi che stavano sospesi dentro una parentesi tonda di leggerezza, che si riaffacciano e si mostrano come erano.

Questo accade sia a livello personale, familiare, sociale, politico; già, politico!

L’impaccio emerso dal primo Consiglio dei Ministri rispetto alla baldanza elettoralistica di un anno e mezzo fa circa, rappresenta bene questo stato d’animo, che però nella nostra situazione si sostanzia con questioni macroscopiche che attengono alla stessa tenuta del Paese, o se preferite, della Nazione.

Un debito pubblico abnorme, 2.843 miliardi di euro, che continua a salire di 72 di miliardi di euro a giugno; il ritorno ravvicinato del Patto di Stabilità UE, che costringerà a ripensare le spericolate promesse fatte sulla flat tax, il cuneo fiscale, gli aumenti di pensioni e stipendi, bonus e agevolazioni per ogni categoria; poi una immigrazione quasi decuplicata che sbugiarda le populistiche soluzioni sbandierate in campagna elettorale, ecc.

Sullo sfondo, quel che potrebbe destabilizzare il sistema ordinamentale: la riforma sull’autonomia regionale differenziata ex art.116 della Costituzione; il premierato, cioè l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, come succedaneo al Presidenzialismo.

Naturalmente bisogna augurare tutto il bene possibile a questo governo ed alla sua premier, perché in effetti, citando Dante, i problemi fanno “tremare le vene ed i polsi”.

Ma come Dante trovò conforto alla sua paura davanti alle fiere che gli sbarravano il passo nella prima Canticadell’Inferno, in Virgilio , Giorgia Meloni può avere come guida virgiliana il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che nella sua lectio magistralis al MEETING di Rimini, ha sviluppato da par suo alcune riflessioni sulla Costituzione e la nostra travagliata Italia, che possono essere utilissime per tutti ed a maggior ragione per il governo (al netto del pessimo reprobo, Salvini).

Diventare grandi, cioè invecchiare un anno dopo l’altro, come cantavano i Righeira, può non piacere, ma stavolta la saggezza è d’obbligo per tutti.

Francesco Chiucchiurlotto

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