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OTTANT’ANNI DI VERGOGNA

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Venerdi 8 settembre sono rimasto fortemente stupito non trovando alcun riferimento di rilievo, su stampa, televisione, social vari, per gli ottanta anni precisi da quell’altro 8 settembre ben più famoso, quello del 1943.

E’ consuetudine utilizzare gli anniversari per avviare delle riflessioni, siano esse storiche, culturali o politiche su personaggi celebri e fatti trascorsi magari anche secoli prima; oppure cogliere l’occasione per rinfocolare vecchie polemiche o crearne delle nuove.

Ora con un governo di destra centro ed una opposizione di sinistra sinistra, c’era da aspettarsi una qualche reazione.

Sì, perché l’Ottosettembre non è stata una data qualsiasi, ma un evento, l’armistizio con gli Alleati e le vicende che ne seguirono, sul quale probabilmente non si è studiato o riflettuto abbastanza.

Intanto anche il prodromo del 25 luglio in cui il Gran Consiglio, organo supremo del Partito Fascista approva un ordine del giorno che sfiducia Benito Mussolini ed invoca il Re al comando dell’esercito.

Poco si è ricercato e saputo del perché l’arresto del Duce sia restato senza alcuna reazione militare tesa a liberarlo, da parte della Milizia Fascista, dei gerarchi e quadri dirigenti del partito, delle guardie corpo o dell’OVRA, il servizio segreto politico.

Eppure, anche a detta dei tedeschi intervistati o nei loro memoriali, sarebbe stato facilissimo liberare Mussolini dalla custodia dei Carabinieri, o durante i numerosi spostamenti effettuati prima del rifugio al Gran Sasso.

Quello fù il primo vero crollo del regime ed il tradimento vero a Mussolini: il fuggi fuggi di gerarchi, capi e capetti intenti a salvare sé stessi ed il più o meno ingente bottino accumulato, a fronte di una guerra ritenuta irrimediabilmente perduta ed un capro espiatorio da consegnare al ludibrio interno ed ai vincitori esterni.

Una decina di giorni dopo lo Stato Fascista si “sfascia” ed il 9 settembre anche quello “monarchico”, con la fuga da Roma del Re, detto per la sua bassa statura, “Sciaboletta”, la sua corte, il suo stato maggiore, i suoi sodali, imbarcati sulla nave corvetta denominata “Baionetta”, tanto per dare un senso di ridicolo ad una tragica e vergognosa fuga.

Così crollarono 20 anni di totalitarismo, di repressione, di propaganda martellante, di divieto di libera parola e libero pensiero, di costruzione dell’”Uomo Nuovo Fascista”, e di tutta quella paccottiglia retorica di cui si nutrirono per anni gli Italiani, che finirono per interpretare l’acronimo del Partito Nazionale Fascista, con Per Necessità Familiari.

Ma attenzione non si sfasciò soltanto lo Stato ed i suoi apparati, ma venne giù la NAZIONE, cioè la componente culturale, intellettuale e morale delle istituzioni; quello stesso giorno però fu fondato il Comitato di Liberazione Nazionale, che poi con la RESISTENZA ne riscattò il senso nazionale, l’onore patrio, la dignità di popolo sovrano.

Che tutto ciò non piaccia alla destra di governo, che semplicemente ha ignorato  la ricorrenza,  anche se disdicevole, si può capire; ma che analoga silenziosa sottovalutazione ci sia stata anche a sinistra è proprio insopportabile.

Schlein, se ci sei, batti un colpo!                                                      

Francesco Chiucchiurlotto

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