BURN-OUT: parliamo di Stress da Lavoro

Florea Burn out

Il “burnout”, l’esaurimento psichico derivante dallo stress dovuto principalmente alle condizioni di lavoro, lo si può definire come una specifica malattia professionale legata al lavoro svolto in determinate condizioni e che implica un notevole carico di stress psico-fisico.

Il termine “burnout” (traducibile in italiano con: bruciato, esaurito, scoppiato) esprime con un’efficace metafora il bruciarsi, il logorio professionale , dell’operatore. In generale il burnout emerge come esito di una situazione lavorativa connotata da prolungato e cronico stress lavoro-correlato.

Questo implica che una situazione professionale viene percepita come impegnativa, estenuante e logorante al punto di sentire di non possedere le risorse (interne e/o esterne) per farvi fronte. Da un lato ci sono i fattori esterni, come le caratteristiche dell’ambiente di lavoro e la situazione relazionale, sia sul posto di lavoro sia nella sfera privata, che contribuiscono all’insorgere della malattia.

Dall’altro, anche aspetti fisici e psichici rivestono un ruolo essenziale. Spesso è una combinazione di fattori personali e condizioni lavorative a favorire la malattia. Si inizia il lavoro carichi di entusiasmo e motivazione, per poi rendersi conto, con il passare del tempo, che il proprio lavoro non ci soddisfa del tutto, cosi anche i risultati dei propri sforzi lavorativi cominciano ad apparire inconsistenti.

Si iniziano cosi a provare: delusione, disprezzamento, rabbia, sensi di colpa, senso di inadeguatezza, senso di fallimento, scarsa autostima, sfiducia, nervosismo, preoccupazione, alterazione dell’umore, difficoltà di concentrazione, stanchezza, alterazione del sonno e dell’alimentazione, tachicardia, mal di testa, mal di stomaco, tensione muscolare, vertigini, nausea, infelicità costante, che possono portare sia a comportamenti autodistruttivi, come l’abuso di sostanze, l’autolesionismo, l’isolamento, il tentato suicidio, sia a comportamenti aggressivi verso il mondo del lavoro o a comportamenti di ritiro o fuga da questo.

Il burnout può portare anche all’insorgenza di ulteriori disturbi psicologici come: disturbi d’ansia, attacchi di panico, depressione, disturbo post-traumatico da stress, disturbi relazionali, ecc. L’ultimo anno in corso, 2020 / 2021, l’anno della pandemia, non ha aiutato. E’ stato infatti riscontrato un incremento del burnout pari all’incirca al 15% / 20%. Se in condizioni normali il burnout è in genere legato alla percezione di uno squilibrio tra le richieste-esigenze professionali e le risorse disponibili, in questa fase di emergenza sanitaria alla base del fenomeno del burnout ci sono ulteriori due fattori: l’esposizione quotidiana a una situazione emergenziale senza precedenti e lo smart-working. Situazioni entrambe che hanno portato ad un’influente difficoltà di staccarsi dal lavoro per ricaricarsi, esaurendo cosi l’equilibrio psico-fisico di molti lavoratori.

Per prevenire e contrastare questo fenomeno, riconosciuto come rischio connesso all’ambiente di lavoro già dal 2004, è importante un lavoro su un doppio piano: sia a livello personale che a livello organizzativo. Da una parte il lavoro su se stessi comporta: l’identificazione della situazione stressante, la presa di coscienza, la conduzione di uno stile di vita sano, il ricorrere a una serie di tecniche di rilassamento, l’individuazione di personali risorse e il rafforzamento delle abilità di coping per fronteggiare in maniera più efficace le situazioni stressanti, l’elaborazione del proprio vissuto emotivo correlato al burnout.

Dall’altra parte a livello aziendale è possibile: adottare interventi organizzativi mirati sia a prevenire che a limitare lo stress-lavoro correlato. Come ha affermato Freud, il lavoro e l’amore sono le due aree di vita principali per l’adulto. Dunque, conviene impegnarsi a viverle bene, entrambe.

Dott.ssa Claudia Florea
Psicologa Psicoterapeuta Viterbo e Online
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