Noccioleti intorno al lago di Vico, Lipu: Il Consiglio di Stato obbliga la Regione Lazio ad attivarsi in difesa della salute dei cittadini

nocciole

La sentenza analizza in modo dettagliato le mancanze dell’Amministrazione nel garantire la tutela delle acque destinate al consumo umano.

“Ad un anno di distanza dalla notifica dei primi ricorsi alle Amministrazioni, che nell’ottobre 2022 ha dato avvio alla fase giudiziale avanti al TAR Lazio, si iniziano a vedere i frutti concreti dell’azione legale intrapresa da ClientEarth e Lipu in difesa del territorio del Lago di Vico e della popolazione dei comuni di Ronciglione e Caprarola, in Provincia di Viterbo.

In febbraio il giudice amministrativo del TAR del Lazio aveva rigettato i ricorsi relativi ad ‘Acqua Potabile’ e ‘Conservazione degli Habitat’ con due sentenze che ClientEarth e Lipu, lo scorso maggio, hanno deciso di impugnare facendo appello al Consiglio di Stato.

Il ricorso in appello in materia di acque è stato accolto con una sentenza definitiva del Consiglio di Stato che, confermando quanto sostenuto da ClientEarth e Lipu, riconosce l’inerzia delle Autorità competenti e obbliga la Regione Lazio ad esercitare i poteri sostitutivi, pronunciandosi sull’istanza e attivandosi per garantire la tutela delle acque destinate al consumo umano nell’area.

La diretta conseguenza dell’inadempienza nell’ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa di settore da parte della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola è la non potabilità dell’acqua del servizio idrico del territorio, che si somma al processo di eutrofizzazione che interessa il Lago di Vico.

Numerosi studi documentano la situazione, già da tempo preoccupante, le cui cause sono da ricercare nelle alghe rosse che fioriscono in determinati periodi dell’anno e tolgono ossigeno al lago, rendendo sempre più difficile la sopravvivenza della flora e della fauna, e rilasciano sostanze chimiche cancerogene e tossiche, che non possono essere rimosse mediante processi di purificazione.

Responsabili del sovraccarico di nutrienti che favorisce la presenza delle alghe sarebbero i fertilizzanti utilizzati nelle aree agricole che circondano il lago caratterizzati per lo più dalla coltivazione intensiva delle nocciole. Le piantagioni coprono infatti più di 21.700 ettari nella regione, presentandosi lungo le sponde del Lago di Vico come una monocultura.

Oltre a confermare e condannare l’inerzia delle autorità competenti, che si è protratta per anni, nel prevenire e contrastare il fenomeno della fioritura delle alghe tossiche – afferma Francesco Maletto, avvocato di ClientEarth esperto di diritto dell’ambiente e della biodiversità – la decisione riconosce indirettamente gli effetti deleteri che le monocolture possono avere sugli ecosistemi, che finiscono per riverberarsi sulle comunità locali, le quali, pur beneficiando economicamente di tali attività, ne risultano in ultima analisi gravemente danneggiate, insieme alla biodiversità”.

La pronuncia conferma, ancora una volta, l’importanza del ruolo delle associazioni ambientaliste che, nella loro qualità di enti esponenziali di interessi legittimi collettivi, vigilano, segnalano e stimolano iniziative risolutive a fronte di eventuali situazioni di irregolarità o inadempienza.

“A fronte delle crisi ambientali senza precedenti che stiamo vivendo – aggiunge Giorgia Gaibani responsabile Natura 2000 e Difesa del territorio della Lipu – è fondamentale che le autorità prevengano l’ulteriore degrado del nostro territorio ponendo le direttive europee a tutela della salute umana e degli ecosistemi al centro delle loro politiche”.

La Regione Lazio ha ora 60 giorni di tempo per attivarsi, dando seguito al giudizio espresso dal Consiglio di Stato in materia di ‘Acqua potabile’.

Si attende inoltre la sentenza in materia di ‘Conservazione degli Habitat’, in riferimento al secondo ricorso in appello presentato al Consiglio di Stato, altrettanto importante per l’area, essenziale ai fini dell’adozione delle misure volte a contrastare il progressivo degrado degli habitat protetti del sito Natura 2000 – Lago di Vico”.