Non è stata una bella giornata di condivisione e amicizia per i 35 cinghiali uccisi

“Sempre più spesso ci capita di leggere su giornali articoli in cui una battuta di caccia viene descritta come “una gran bella giornata di condivisione, amicizia e di sport in mezzo al verde”

Per fortuna – commenta Maria Grazia Pompei per LAV Viterbo – ci è stata risparmiata la foto dello scempio.

Scempio perché i 35 capi uccisi non sono cose ma esseri viventi senzienti, perché la caccia non può essere considerata uno sport ma un’azione anacronistica, oltre che crudele e violenta.

Nel 2022 solo il 23,9% degli italiani si dichiara favorevole alla pratica della caccia (i contrari sono ben il 76,1%), in netta diminuzione rispetto al 2021 quando erano il 36,5%. (Rapporto Italia 2022, Eurispes)

Ma le leggi attualmente in vigore permettono che oltre 400.000 cacciatori nel nostro paese continuino ogni anno a uccidere milioni di animali.

Animali selvatici che sono di proprietà dello Stato e di cui nessun cittadino può disporre. Tranne i cacciatori, che godono di una specifica concessione statale chiamata licenza di caccia.

E purtroppo, la legge permette anche che esistano le aziende faunistiche venatorie, istituti privati finalizzati al recupero ed alla valorizzazione delle aree agricole, in particolare di quelle montane e svantaggiate, in cui è consentita l’immissione e l’abbattimento, esclusivamente nella stagione venatoria, di fauna selvatica di allevamento.

Il divertimento che alcuni provano nell’uccidere altri esseri viventi non deve essere più un’attività legale. PER NESSUNO E MAI PIÙ.

Lottiamo per abolire la caccia che ogni anno massacra milioni di animali.

Grazie alla Legge 157 del 1992 tutti gli animali selvatici sono di proprietà dello Stato e nessun cittadino può disporne. Tranne i cacciatori, che godono di una specifica concessione statale chiamata licenza di caccia.

La caccia in Italia è consentita dalla 3° domenica di settembre al 31 gennaio di ogni anno, in base al calendario venatorio emesso da ogni Regione.

Tuttavia, può essere autorizzata anche al di fuori del calendario venatorio: è il caso delle preaperture, dei posticipi, della caccia di selezione o in deroga.

Chi pratica la caccia sostiene che si tratti di un’attività necessaria per ripristinare gli squilibri faunistici causati dagli esseri umani e per contenere i danni provocati dagli animali all’agricoltura.

La verità, invece, è che gli animali selvatici sarebbero sempre in perfetto equilibrio numerico con il territorio in cui vivono, se non intervenisse l’uomo con le sue attività, tra le quali la caccia è senza dubbio la più violenta. Infatti:

  • ogni anno si uccidono milioni di uccelli migratori che non hanno alcun impatto sulle attività umane;
  • si allevano milioni di fagiani e lepri immessi sul territorio solo per essere uccisi a colpi di fucile causando così improvvisi squilibri faunistici che alterano profondamente il rapporto preda/predatore;
  • si uccidono le volpi, gli unici predatori che contribuiscono con efficacia al ridimensionamento numerico delle specie preda, riducendo gli impatti sull’agricoltura;

Per decenni sono stati immessi sul nostro territorio cinghiali molto più grandi e prolifici di quelli originari. Ora questi animali sono accusati di creare danni all’agricoltura, ma è evidente che la responsabilità diretta è di chi li vuole come facile bersaglio di caccia.

La caccia oggi non ha più niente a che vedere con la sopravvivenza, è un “divertimento” violento e pericoloso che fa molto male alla natura e alle persone. La fauna selvatica secondo la legge italiana è “patrimonio indisponibile dello Stato” e appartiene alla collettività.

Uno dei più gravi danni della caccia in Italia è l’inquinamento da piombo. Potrebbe sembrare un danno collaterale di poco conto, in realtà secondo l’ISPRA i pallini di piombo, ancora largamente utilizzati dai cacciatori Italiani, hanno conseguenze mortali per molti uccelli, inquinano le acque e il terreno e possono comportare danni anche agli esseri umani. (rapporto ISPRA).

In passato la caccia ha rappresentato una fonte di sostentamento, ma oggi non è più così. La caccia oggi non ha più niente a che vedere con la sopravvivenza, è un “divertimento” violento e pericoloso che fa molto male alla natura e alle persone. La fauna selvatica secondo la legge italiana è “patrimonio indisponibile dello Stato” e appartiene alla collettività. Perché qualcuno dovrebbe avere il diritto di uccidere qualcosa che è patrimonio di tutti? L’invito della Lipu è da sempre quello di abbandonare i fucili e imbracciare i binocoli e le macchine fotografiche per osservare ed amare invece che uccidere”.