Protesta agricoltori, Confagricoltura Viterbo-Rieti ribadisce la sua posizione

Ritengo opportuno, in questi giorni di grande mobilitazione, ribadire la posizione mia e di Confagricoltura Viterbo-Rieti su quello che sta accadendo nella nostra provincia così come in tutta Europa.

Una posizione – prosegue Remo Parenti Presidente di Confagricoltura Viterbo-Rieti – peraltro già chiaramente espressa nel comunicato del 19 gennaio u.s. quando i trattori ancora non erano scesi in strada. A distanza di due settimane continuiamo più che mai a ritenere sacrosanta la protesta che evidenzia e testimonia le situazioni di grande difficoltà del nostro settore.

Abbiamo già dato totale libertà ai nostri agricoltori di decidere se partecipare o meno ai raduni, fedeli alla nostra tradizione di sindacato libertario ed indipendente.

Per l’agricoltura sono giornate memorabili e va reso merito a chi per primo ha preso l’iniziativa, ma ora è necessario prestare attenzione affinchè nessuno strumentalizzi e tenti di fare propria la forza espressa dal mondo agricolo in modo libero e spontaneo.

E’ necessario cercare la massima condivisione piuttosto che la divisione; il coordinamento tra raduni piuttosto che la contrapposizione, come in parte sta avvenendo.

L’agricoltura nel suo intero si sta muovendo e nessuno deve essere escluso.

Altro punto ormai improrogabile è una efficace e corretta comunicazione con l’esterno, con la conseguente necessità di stilare un elenco omogeneo di richieste ben precise.

Altrimenti può passare il messaggio, magari strumentalizzato da qualcuno, che migliaia di trattori siano scesi in strada per poter coltivare quel 4% di superficie agricola che in questo momento, con questi presupposti, con questi prezzi ci porterebbe soltanto ad ulteriori perdite.

Se mi fosse chiesto quali siano le richieste da fare, stilerei questo elenco:

  • modifica dell’ultima politica agricola europea, dichiaratamente contro gli agricoltori e maggiore causa dei problemi e del nostro malcontento;
  • rinvio di almeno tre anni della reintroduzione dell’IRPEF sui terreni; reciprocità tra gli standard produttivi che ci vengono richiesti e quelli richiesti ai prodotti importati;
  • giusta ripartizione del valore aggiunto all’interno delle filiere agricole, perchè non è più possibile accettare remunerazioni 10/20 volte inferiori ai prezzi finali dei nostri prodotti;
  • contenimento della fauna selvatica perché o si contengono i cinghiali o si corrisponde agli agricoltori un risarcimento al di fuori del regime del “de minimis” e direttamente commisurato al danno subito.

Pochi punti essenziali e sintetizzati al massimo altrimenti si rischiano autogol e questo non possiamo assolutamente permettercelo.

Stiamo vivendo giornate storiche per l’agricoltura viterbese, italiana ed europea, ma nulla ci sarà concesso facilmente.

Le forze a noi contrarie si stanno già rinsaldando ed è compito di ognuno di noi agire per il meglio, con coscienza con determinazione con intelligenza e senso civico.

E soprattutto unendo le forze.