QUESTA NOSTRA DESTRA

Drago

Diavolo d’un Renzi!! Verrebbe da dire con una punta di ammirazione!

Il Bomba l’ha combinata grossa!: ha liquidato l’irriducibile avversario personale Giuseppe Conte, ha evocato dalla tranquillità della campagna umbra Mario Draghi e poi ha scompaginato la destra che marciava granitica verso la guida del Paese.”

Non è proprio così, ma quasi, perchè come ammonisce Concita ha anche riportato al governo, da sobrio, il Salvini che si era inciuccato al Papeete.

Ma l’accelerazione impressa al quadro politico italiano e non solo è seria ed importante perché può segnare una maturazione di una delle destre più scalmanate d’Europa, impregnata, sì di moderatismo forzista, ma anche di sovranismo alla Le Pen, di celodurismo alla Bossi, di anti-euro-peismo, di quinta componente Visegrad, di Putinismo, Trumpismo ecc. ecc.

Il sogno o almeno l’aspettativa di ogni “sincero democratico” non può che essere un sistema di alternanza tranquilla tra schieramenti, anche proporzionalistici, che non si delegittimino a vicenda ma che invece trovino dei punti di contatto su questioni fondamentali di alto interesse nazionale.

Ci sia una componente italiana della destra europea che sappia partecipare alle dinamiche indotte dalle varie posizioni nazionali, tenendo ben presente lo scacchiere internazionale in cui operano Stati Uniti d’America, Russia e Cina, con la consapevolezza che soltanto all’interno dello schieramento europeo possano essere trovate le soluzioni percorribili.

Un Berlusconi in grande spolvero riprende fiato rivendicando il suo endorsement verso il Draghi proiettato dal suo governo sullo scenario nazionale ed europeo, forte dell’opzione governativa denominata “Ursula”, dal nome della Presidente della Commissione Von Der Leyen eletta con i voti giallo rossi e forzisti; opzione che una volta rotto il fronte della “triplice alleanza” resta come una spada di Damocle sulla testa degli altri due partner.

La posizione di Giorgia Meloni è assolutamente cristallina, coerente e squisitamente politica: la sua estraneità alla compagine Draghi la pone nella posizione eccellente di rappresentare quel che resta del 70% del consenso che egli oggi riscuote, intestandosi quel 30% che non può che essere destinato ad aumentare, una volta fisiologicamente finita la “ luna di miele” degli Italiani con il salvatore della Patria.

Ma c’è di più: il prestigio, le capacità, la forza delle relazioni di Draghi, porteranno il suo governo a svolgere un ruolo di difesa e di affermazione degli interessi nazionali che riceverà il voto e l’apprezzamento di Fratelli d’Italia; come a dire una sorta di appoggio esterno senza pagare il prezzo politico del coinvolgimento e dello sporcarsi le mani.

Quanto alla Lega, visibilmente costretta a rinunciare ai toni esacerbati e comizieschi di Salvini, che tanto successo hanno riscosso nell’elettorato populista, si apre per essa una fase delicata in cui coerenza ed interessi spiccioli, declamazioni altisonanti e compartecipazione al Recovery Plan potranno convivere a fatica, e qualche prezzo da pagare lo comporteranno.

Francesco Chiucchiurlotto