Raniero, primo vescovo tuscanese e viterbese

Santa Maria Maggiore

Nacque a Tuscania. Compì gli studi molto approfonditamente e nel 1199 fu eletto vescovo della Diocesi di Tuscania e di Viterbo che era suddivisa in sei circoscrizioni: le chiese cattedrali di Tuscania, Viterbo, Blera e Centocelle (Civitavecchia) e le chiese archipresbiterali di Corneto (Tarquinia) e di Vetralla.

Nel 1203 risolse la controversia in cui era parte il priore Pietro di Santa Maria Maggiore. Il primo giugno 1206 consacrò l’altare di San Biagio nella basilica di San Pietro. Nello stesso anno consacrò la chiesa di Santa Maria Maggiore che era stata modificata e da mononavale divenne una basilica a tre navate.

Erano presenti anche i vescovi di Sutri, Civita Castellana, Nepi, Orvieto, Orte , Sovana, Bagnoregio e Castro. Nelle sue lettere scrisse anche che i viterbesi erano in grado di nutrire 3 o 4 canonici mentre Tuscania, la terra in cui era nato, pur essendo due o tre volte più piccola di Viterbo dava il necessario per vivere a quarantadue canonici.

Fu molto impegnato nelle attività pastorali della diocesi tra molte difficoltà. Nel mese di ottobre del 1207 ricevette il papa Innocenzo III che si trattenne a Tuscania per otto giorni. Nello stesso anno presenziò al parlamento in Viterbo di tutto lo Stato della Chiesa durante il quale furono promulgate le costituzioni per regolare l’ordinamento delle provincie.

Mura Stemma Innocenzo Tuscania

Nel 1213 fondò la chiesa della Santissima Trinità a Pian di Mola insieme al frate Argomentone. Nel 1215 partecipò al Concilio IV Lateranense durante il quale furono condannati gli eretici. Sul colle già di Giove, poi Poggio di San Giovanni , fu costruita l’omonima chiesa del Battista intorno al 1190 con accanto l’ospedale di Santa Croce; in questa chiesa il vescovo tuscanese profondamente religioso, preparò i cristiani della diocesi che partirono nella quinta crociata del 1217 con le processioni mensili e, con le sue prediche, chiese la riforma dei costumi , la penitenza e le offerte . Nella sua attività pastorale fu coadiuvato da Pietro d’Ismaele vescovo di Sutri. Lottò insieme al papa Innocenzo III contro gli eretici catari e patarini seguaci di Pietro Lombardo di Firenze, i quali avevano aderito al partito ghibellino e che furono scomunicati. I crociati tuscanesi partirono il 25 marzo 1218, giorno dell’Annunciazione di nostro Signore Gesù, dal porto di Corneto insieme ai Frisoni tedeschi ed olandesi, ai cornetani, ai viterbesi, ai vetrallesi, ai senesi, ai montaltesi, ai montefiasconesi e a quelli delle altre città e villaggi vicini.

Tuscania

Negli anni 1221 e 1222 dovette tenere a bada il priore di Santa Maria Maggiore Pietro Margante per i suoi comportamenti non ortodossi. Inviò una lettera a Giovanni Senatore di Roma per difendere i diritti dei viterbesi e confutò le accuse che i romani addossavano ai viterbesi dopo il loro acquisto di Civitavecchia. Ordinò al prete Gerardo di Santa Maria di Castello di Corneto di imporre ai chierici ed ai laici cornetani di abbandonare gli eretici ladroni Grappardo e Bernardo e di portare le dovute offerte nella chiesa di Sant’Antonio. Nel 1220 Raniero si scusò con Federico II Imperatore dei Romani per non essersi recato da lui, scrivendo che glielo aveva impedito la sua situazione di povertà, non possedendo oro, né argento, né un cavallo, né un asino.

Aggiunse che auspicava la collaborazione tra il Papa e l’Imperatore. Nel contempo affidò alla sua protezione gli uomini delle due città principali della sua diocesi: Viterbo e Tuscania e dei castelli compresi nel territorio. Scrisse Pietro Egidi:” Egli fu un uomo ben nutrito di cultura scritturale, teologica e filosofica e soprattutto ci dà esempio evidente del metodo formalistico di raziocinio tutto sottigliezze ed autorità.” Aggiunse Marco Papacchini:” Raniero svolse la sua attività, pur tra molte difficoltà, con dedizione ed equilibrio …

Rispetto all’epoca in cui visse ed operò, appare un uomo colto e dedito alla sua missione, anche nei momenti più complicati e difficili. ” Fu molto apprezzato e sostenuto dal papa e resse molto bene le due diocesi di Tuscania e Viterbo migliorando il patrimonio, opponendosi ai malvagi, agendo per amore e per il bene dei cristiani. Fu vescovo fino al 1222.

Mauro Loreti