PNRR – Per Non Restituire Risorse

L’acrononimo del titolo “Per Non Restituire Risorse”, PNRR, cioè Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, mette insieme una missione apparentemente impossibile, quella di saper spendere fondi europei stanti i precedenti fallimentari, e l’approccio realizzativo che stiamo dando a questo strumento finanziario, di cui circa un terzo è a fondo perduto e due terzi da restituire.

Con sorprendente abilità Raffaele Fitto nella revisione recente del Piano, ha composto due risultati per il centro destra che non erano scontati: da una parte ridimensionare il Piano per renderlo commestibile; dall’altra trarne un vantaggio politico ed anche elettoralistico, viste anche le sue personali ambizioni per la rinnovata Commissione a Bruxelles.

Circa il 10% dell’ammontare dei progetti, pari a 16 miliardi di euro, sono stati stralciati dal piano in quanto ritenuti irrealizzabili; quasi altrettanti, 13 miliardi di euro, spostati dagli enti locali (Province, Comunità Montane e Comuni) allo Stato.

Così facendo se ne semplifica l’esecuzione, per esempio togliendo la complessa filiera dell’idrogeno; poi aumentando l’accentramento della spesa nelle sue mani si depotenzia in particolare il ruolo dei Comuni e dei Sindaci delle grandi città, che oggi rappresentano la spina nel fianco del governo Meloni ed in generale anche la linea di resistenza della sinistra, in particolar modo del Partito Democratico.

Inoltre il ritorno dei superbonus ambientali per gli edifici privati, cui corrisponde una riduzione degli interventi di transizione ecologica pubblici, ha un inequivocabile sapore elettoralistico.

Sembrerebbe tutto perfetto, se non che, come dimostrato dalla prima fase degli interventi bonus e superbonus, a fronte del guadagno dei cittadini, delle imprese e dei fornitori che si vedranno meglio remunerare con l’aumento diretto delle materie prime, c’è il fatto che la parte dei fondi PNRR da restituire dovrà essere sostenuta da ulteriore debito pubblico.

Non ha senso poi umiliare ancora una volta gli enti locali, che sono quelli più vicini al territorio ed alle sue emergenze ed urgenze.

Quanto ci è costata l’emergenza idrogeologica al nord e la straordinaria sequela di incendi al centro-sud?

Il pensiero va al milione di alberi da piantare previsti nel Piano e più di altrettanto quelli andati bruciati; finalmente il governo parla di prevenzione, sia per la pulizia e manutenzione di argini e fondali, che di guardianìa e primi interventi antincendio capillari.

Perché non approfittare della revisione del PNRR per stanziare risorse per il controllo del territorio? Gli incendi ad esempio sappiamo essere per l’80% ed oltre, dovuti a mano umana, colposa ma spesso dolosa su commissione, quindi impedibili.

Se si calcola che un volo di Canadair costa mediamente 1.800 euro a svuotamento, si può immaginare quante unità di lavoro e quanta tecnologia potrebbero far capo agli enti locali con costi di prevenzione irrisori se confrontati ai danni arrecati. Peccato! Sarà per un’altra volta!

Francesco Chiucchiurlotto