ALLARMI!, ALLARMI!!

La rappresentazione della realtà che viviamo così pervasa ed intrisa di nuove forme di comunicazione di nuovi e pianificati sistemi di informazione, ci portano ad una percezione emotiva rassicurante e convincente, sino a che talvolta è come se si squarciasse un sipario o irrompesse un fascio di luce in un ambiente in ombra.

Due recenti episodi mi hanno colpito in questo senso: la sfilata di Giorgia Meloni davanti alle foto dei Presidenti del Consiglio che l’hanno preceduta, e la performance del Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini a Piazza Montecitorio contro Benedetto della Vedova di +Europa.

Senza dubbio la forma di spettacolarizzazione che Giorgia Meloni adotta nella sua comunicazione dal “Palazzo” è molto efficacia e ben confezionata, Berlusconi docet!”.

Il tema era quello del Premierato, che dovrebbe garantire continuità di governo, a fronte delle decine di formazioni, multicolori che abbiamo avuto dal dopoguerra, anche se saremmo i primi al mondo a sperimentarne audacemente le meraviglie.

Ma è la chiosa del Presidente del Consiglio in carica, alla fine della passeggiata nei corridoi di Palazzo Chigi, rivolta alla Nazione ed agli Italiani, a lasciare basiti: 

“Volete essere Voi a decidere o volete lasciare ai partiti di decidere per Voi?”

D’un sol colpo la frase ad effetto rivela una scarsa, se non nulla, conoscenza ed adesione alla Carta Costituzionale, che all’art.49 assegna proprio ai partiti, cui i cittadini liberamente aderiscono, il compito di concorrere a determinare la politica nazionale.

Ma non solo: la rampogna viene da chi dalla tenera età di 15 anni ha succhiato latte e miele proprio nelle chiuse stanze di un partito, ne ha assorbito riti e regole, ha effettuato una scalata vincente ai suoi vertici.

Al di la dell’infortunio dialettico, si può anche pensare al riemergere, grattata via la patina accattivante di una giovane donna belloccia e carismatica, di quel modello di stato autoritario e monocratico di fascistica e nefasta esperienza, che afferma il predominio di un capo, di un apparato, di una ideologia.

Il populismo berlusconiano contro i partiti, sbranati da Mani Pulite e Tangentopoli, trovava almeno giustificazione dal provenire da un imprenditore di successo, ma che a fare populismo anti apparati sia chi ne incarna la quintessenza non è proprio ascoltabile.

L’altro episodio, il Prandini che si scaglia contro Dalla Vedova perché in aula ha difeso la produzione di “carne sintetica” (carne coltivata, ndr), è altrettanto sintomatico: stavolta si tratta di un’altra componente essenziale dell’esperienza fascista: la violenza come metodo di sopraffazione prima fisica e poi dialettica, di imposizione di ragioni attraverso l’intimidazione e l’oltraggio dell’avversario.

Infatti il Presidente della Coldiretti confessa che voleva togliere di mezzo il cartello di protesta, che la manifestazione di opinioni diverse dalle sue fosse una provocazione, che egli rappresentava il popolo degli agricoltori e che quindi fosse legittimato ad intervenire in qualsiasi modo ritenesse opportuno, anche quindi in modo violento.

C’è da preoccuparsi? Come già detto la retromarcia da forme di governo liberal democratiche è già stata innestata; la destra al governo si nutre sempre più di una propaganda che precede e procede per occupazione di incarichi, di ruoli, di spazi istituzionali; che è usata per  coprire magagne evidenti di pressapochismo ed incapacità amministrativa; che lascia filtrare talvolta quella nostalgica cultura e demagogia del Ventennio, che come affermava qualcuno, da tragica, la seconda volta si ripropone farsesca.

Francesco Chiucchiurlotto