ALLONS ENFANTS

Eric Zemmour

Chi è Eric Zemmour, i candidato nuovo di zecca che irrompe nella campagna elettorale per le presidenziali francesi scalando i sondaggi, mobilitando migliaia di persone al suo comizio di apertura e, almeno stando alle sue parole, ponendo un’ipoteca irresistibile sulle urne dell’aprile del prossimo anno?

Facile capirlo: è l’ennesimo populista dalla lingua sciolta che maneggia con maestria le tre storiche componenti del populismo: il popolo, depositario di ogni bene, tradizione, gloria; le èlites, cattivissime aggregazioni cosmopolite succhiasangue; lui, Eric Zemmour, il nuovo capo, capitano, profeta, eroe, che indica la strada del riscatto e della salvezza, che nella nuova vulgata si chiama “riconquista”, come Reconquete, si chiama il partito da lui fondato.

I fenomeni populisti, appunto come tali, vanno e vengono e dimostrano spesso rapidamente la loro inconsistenza (gilets jaunes, forconi, vaffa ecc.), ma recentemente grazie ai social media ed alla loro influenza sui ceti più emarginati, depressi e diciamolo pure, ignoranti, della società occidentale, sono di smaltimento e riflusso molto più lenti.

Chi ha presente la sceneggiata napoletana, un genere di successo nato e rappresentato per strada tra gli anni 20 e 40 e riproposto poi da Mario Merola, conosce le sue consuete tre componenti: isso (lui, l’eroe), issa (lei, l’eroina) e ‘o malamente (il cattivo della storia), che combaciano perfettamente con quelle del populismo.

Emozioni facili, sentimenti estremizzati, paragoni e metafore ad effetto.

Così Zemmour esordisce nel suo discorso manifesto di qualche giorno fa annunciando con enfasi entusiasta il suo “progetto” per il riscatto della deriva degli ultimi 40 anni; progetto che diviene il granello di sabbia che inceppa il meccanismo della conservazione macroniana: “Questo granello di sabbia non sono io siete Voi…” ecco realizzato il transfert dal capo alle masse e la sua identificazione totale con il popolo.

Naturalmente per chi si pone il riscatto o meglio la riconquista della Francia, quella immortale ed invitta, quella di Danton e Napoleone (citati a iosa) c’è solo odio e disprezzo, ma: “Il vero oggetto della loro rabbia non sono io siete Voi; se mi odiano, è perché odiano Voi; se mi disprezzano è perché disprezzano Voi !”.

Altro passaggio identitario: abbiamo un nemico, avete un eroe.

Poi una sfilza di confutazioni ad attacchi, veri o presunti, da parte di tutti: establishment, media, poteri occulti e multinazionali ecc.: io un misogino? Io un fascista? Io un razzista? e giù con argomentazioni semplicistiche per questioni epocali e con la dialettica ad effetto del tipo: ” Come potrei mai pensare cose del genere, io, il piccolo ebreo berbero venuto dall’altra sponda del Mediterraneo?

E poi la Francia in tutte le salse; altro che la GRADEUR di De Gaule; per chiudere in un tripudio  di bandiere e qualche cazzotto: “Dinanzi a tutto il mondo possiamo ora alzare lo sguardo e gridare ad alta voce – la Francia è tornata! Sì la Francia è tornata!”.

Ma il progetto? Come per i populisti nostrani oggi in ritirata, non c’è progetto, programma, idee; solo meccanismi emotivi che si fanno luogo comune, opinione e voto, ma non a lungo perché il Popolo non esiste; ci sono i cittadini, le persone, con i loro bisogni, i loro problemi, i loro desideri che prima o poi rivendicano fatti, concretezza, soluzioni.

Francesco Chiucchiurlotto