I COMUNI VERSO L’ASSEMBLEA NAZIONALE

Sindaco

Si terrà a Genova dal 24 al 26 ottobre la 40° Assemblea Nazionale di ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani; ad inaugurarla, come ormai di consuetudine, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,  accompagnato stavolta dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Che aria tira in ANCI e nei Comuni italiani forse riusciremo a capirlo meglio dopo la tre giorni, visto che i Sindaci delle grandi città, targati PD, stanno già brigando per la successione a Decaro, come se un Sindaco di un piccolo Comune ne fosse escluso per dogma.

Quel che è certo è che i nodi irrisolti dei 7.904 Comuni italiani sono molto di più di quelli portati a soluzione; al solito mancano risorse e prerogative.

Nel tempo l’Assemblea Nazionale ha cambiato forma e contenuto: chi scrive è entrato negli organismi ANCI nel 1999 ed ha ricoperto ruoli vari sino al Coordinamento Nazionale dei “cosiddetti” Piccoli Comuni e credo possa dirne in proposito con cognizione di causa.

L’Assemblea annuale, come l’ho conosciuta all’inizio, aveva per scopo quello di raccoglierne le indicazioni e soprattutto di entrare nel merito dei problemi concreti, economico finanziari e giuridico amministrativi; nonché recepire gli umori della base degli iscritti, in stragrande maggioranza costituiti dai Comuni sino a 5000 abitanti, quelli che conservano e difendono la nostra biodiversità, (Oscar Farinetti docet); oggi invece ANCI da 2 anni non rinnova ai Piccoli neanche la Consulta.

C’era allora basso profilo mediatico sicuramente, ma molta concretezza negli interventi di chi si iscriveva a parlare, ed anche utilissime sintesi nelle riunioni a latere sulle varie questioni.

Certo, il rischio della lagna e dello sfogatoio era reale, ma bastava una buona conduzione per fare delle assise qualcosa di utile e di concretamente partecipato.

Il modello cambia presto nel primo decennio 2000, ed assume la forma del talk show: giornalisti importanti della TV e dei media intrattengono Sindaci ed Amministratori, di solito i più noti, su questioni certamente importanti e dirimenti, ma le regole dell’intrattenimento prevalgono.

Spariscono le mozioni, gli ordini del giorno, le differenze di posizioni, e lo “sfogatoio” lascia il posto ad una melassa colta e strutturata in grandi petizioni di principio, che poi si ritroveranno nell’intervento finale del Presidente, dove quasi sempre restano.

Proviamo a partire da lontano: il 25 giugno 1183 venne firmata la pace di Costanza tra i Comuni della Lega Lombarda e l’Imperatore Federico Barbarossa, che fu costretto a concedere loro, dopo la battaglia di Legnano, una autonomia politica, amministrativa, giudiziale e fiscale.

Quando si dice “L’ITALIA DEI COMUNI” di questo parliamo, perché la prima globalizzazione economica, artistica, culturale, si deve alla civiltà dei Comuni che scaturì nei secoli successivi da quell’accordo, e non andrebbe dimenticato che la peculiarità italiana si basa su le uniche due istituzioni millenarie al mondo, la Chiesa Cattolica ed i Comuni.

L’ANCI che nasce nel 1901 deve quasi tutto a Luigi Sturzo, un vero Padre della Patria, che con la sua elaborazione ed il suo ruolo direttivo negli organi Anci fissò dei principi costitutivi e delle regole di comportamento che tutti coloro che si occupano di pubblica amministrazione farebbero bene a studiare, aggiornare, diffondere.

Che le bandiere di partito, affermava, si fermino davanti al portone del municipio, il gonfalone è sufficiente! Oggi si lottizza quasi tutto.

Poi la famosa frase: “ Civitas superiorem non recognoscens est sibi princeps” “Il Comune non riconosce come sopra di sé alcun principe” di Bartolo da Sassofferrato, che indica il Comune come creato dalla Comunità e non dallo Stato.

La Comunità, dice Sturzo, è riconducibile alle persone, ed il Comune è il luogo politico, sociale e culturale in cui le persone, i cittadini, stabiliscono la sede dei loro interessi primari, dei loro affetti, delle loro famiglie, e delle componenti essenziali della loro vita.

Ed allora perché non renderlo nei fatti l’istituzione privilegiata della Repubblica e l’oggetto precipuo di ogni finanziamento??

Tutto ciò fa dire a Sturzo, anche come Prete, che: “ Lo Stato l’hanno creato gli uomini, i Comuni li ha creati Dio !!”; e la nostra Costituzione, eccezionale manco a dirlo, all’art.5 recita : “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali …”!

Capito? Una e indivisibile riconosce quel che ha trovato come istituzione preesistente, i Comuni, e si impegna a promuoverli.

Ma quando mai c’è stata una promozione in decenni di centralismo statuale e di sciagurato neocentralismo regionale ?

I Comuni hanno pagato quasi da soli, con le Province, la crisi finanziaria del 2008; le Regioni sono oggi meri e costosissimi (controllate la vostra IRPEF) enti amministrativi di dettaglio: “services retail”, bandi a go go, fiumi di denaro di cui si perdono i rivoli nel niente; organici gonfiati in agenzie, istituti, enti, fondazioni, con Presidenti, CdA, delegazioni, Uffici di Scopo ecc. al posto di programmazione e coordinamento con l’ente intermedio di area vasta le province, e gli enti intermedi di prossimità, le Unioni di Comuni e la Comunità Montane, come da Costituzione e da TUEL.

Ma se i Comuni sono quelli che indica la Costituzione e che Luigi Sturzo e tanti altri Padri hanno delineato come prossimi, utili e necessari alle persone, perché non concentrare direttamente risorse e prerogative su di essi, come avviene in Europa?

Ecco la responsabilità storica di Anci, che abbandonando la sua missione associativa, sindacale e soprattutto politica, si crogiola in emolumenti superiori a quelli del Capo dello Stato, con presidenze deboli e stanche, con l’autoreferenzialità, anche monopartitica, di un inconfessabile fallimento.

Ed i Sindaci?

Francesco Chiucchiurlotto