MORIRE PER KIEV

Ucraina

Corrado Augias ci ha ricordato un episodio narrato da Tucidite della guerra del Peloponneso,  nel 431 a.C. tra Sparta ed Atene, che ci porta a riflettere come la natura umana e le sue regole di comportamento siano rimaste identiche ed intatte nel tempo.

Allora si trattò di Atene che chiese agli abitanti dell’isola di Melos di schierarsi a suo favore nella guerra con Sparta, anche se essi, i Melii, erano stati perfettamente neutrali, e non costituivano alcuna minaccia

Di fronte al tentativo di dialogo e trattativa gli ambasciatori ateniesi espressero un principio di real politik ineccepibile nella sua brutale validità: la giustizia delle posizioni può essere espressa tra forze pari, altrimenti il più forte esercita il suo potere, ed il debole vi si adatta.

Alle successive argomentazioni degli isolani di Melos, gli ateniesi ribattono: “Voi avete interesse a sottomettervi prima di subire gravissimi danni e noi avremo il nostro guadagno a non distruggervi completamente.”

Finì che i Melii maschi furono massacrati, donne e bambini ridotti in schiavitù.

Poiché come sappiamo la politica non ha niente a che fare con la morale e la guerra ne è prosecuzione con altri mezzi, quel che sta avvenendo in Ucraina è una riedizione di ciò che ci ha narrato Tucidite: è ovvio, scontato, obbligatorio che il più debole ubbidisca al più forte, in caso contrario subirà conseguenze inimmaginabili.

Se il blitz krieg, la guerra lampo, fosse riuscito in meno di tre giorni sui quali erano state dosate le scorte di acqua e benzina dei russi, poco sarebbe successo oltre le solite proteste e sanzioni.

Del resto Putin nei suo 23 anni di regime proprio a questo ci aveva abituato: nel marzo 1995 nella guerra alla Cecenia la capitale Grosny, dopo che anche lì l’esercito russo si era impantanato dal dicembre precedente, fu letteralmente cancellata dai bombardamenti, una sorta di Guernica moderna.

Poi toccò alla Georgia nel 2008 dove rapidamente i russi occuparono i territori che interessavano loro e si ritirarono.

Poi la Crimea conquistata dai Russi nel 2014, già annessa all’Ucraina nel 1954 da Kruscev e dopo la caduta del muro, con la rivoluzione arancione del 2004, parte integrante della sua indipendente sovranità.

Da allora ci fu il Donbass ed infine l’invasione del 23 febbraio 2022, e se gli obiettivi malati di Putin sono la formazione manu militari di una nuova URSS, la guerra non si fermerà.

Anche ad Aleppo, prima dei bombardamenti a tappeto furono aperti corridoi umanitari, ed oggi dobbiamo aspettarci il peggio perché la volontà del più forte deve prevalere ad ogni costo: quindi la distruzione dell’Ucraina e lo sterminio dei suoi abitanti maschi, come a Melos, oppure una escalation che porti ad uno scontro nucleare ed alla fine di tutto; i principi democratici, la morale civile e religiosa, il nazionalismo eroico degli Ucraini ne saranno la causa; Se Putin non sarà fermato dagli stessi Russi, quel che conta resta la forza bruta e la logica di potenza; almeno sino a che ci sarà  il genere umano.

Francesco Chiucchiurlotto