Centrali Operative Territoriali, Bianconi (Asl): “In campo un nuovo modello di assistenza che diminuisce la distanza tra i cittadini e le strutture sanitarie”

Questa mattina presso la Cittadella della Salute  il commissario dell’Asl Egisto Bianconi,  il direttore sanitario ASL dottor Antonio Rizzotto, la dottoressa Silvia Storri responsabile del COTA, e la dottoressa Simona Di Giovanni della Direzione Amministrativa dell’ASL, hanno presentate le tre nuove Centrali Operative Territoriali (COT) che saranno attivate alla fine della  prossima settimana , al termine dei lavori e degli investimenti tecnologici sostenuti con un finanziamento europeo di 1milione e 100mila euro. I Tre centri(collegati con la conferenza stampa tramite internet) saranno coordina per Tarquinia da Emilio Bellini, per Civita Castellana da Loredana Sciosci e per Viterbo da Alessandra Bartoccini.

Egisto Bianconi ha tenuto a sottolineare che  “Le Centrali operative territoriali – sono strutture chiave nell’organizzazione e nella gestione delle risorse sanitarie a livello territoriale. La loro implementazione risponde alla necessità di garantire una sanità più vicina alle persone, realizzando un modello di assistenza che diminuisca la distanza tra i cittadini e le strutture sanitarie in termini, non solo di cura, ma anche di prevenzione e di partecipazione attiva al proprio progetto di salute. Rafforzare le cure di prossimità e identificare il domicilio del paziente come il primo luogo in cui ricevere assistenza, garantire e coordinare la presa in carico di pazienti ‘fragili’, intercettare al fine di pianificare per tempo  i bisogni di salute, assicurare la continuità tra ospedale e territorio: queste azioni rappresentano le strategie da intraprendere se si vuole puntare a erogare servizi sanitari di qualità incentrati, non solo sulla gestione della malattia, ma piuttosto sulla prevenzione della stessa, o, comunque, sul mantenimento del più elevato livello di benessere possibile per la persona assistita”.

L’avvio del sistema delle Cot presso la Asl di Viterbo è stato reso possibile grazie a un finanziamento Pnrr, che ha consentito l’esecuzione dei lavori necessari di ristrutturazione e di riqualificazione degli spazi individuati presso le strutture aziendali, l’acquisto dei device, imprescindibili per il funzionamento delle centrali, e un significativo investimento in termini di interconnessione.

“Il sistema delle Centrali operative territoriali – ha anche  spiegato Egisto Bianconi -, in linea con quanto previsto dal nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché con quanto definito dal DM 77, nasce come elemento cardine dell’organizzazione territoriale che funziona attraverso un patto tra ALS, medico di famiglia e paziente. La Centrale operativa territoriale è definita, infatti, come un modello organizzativo innovativo, di livello distrettuale, che svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi ambiti assistenziali: area territoriale, area ospedaliera, area della prevenzione e rete dell’emergenza”. 

Non è previsto un accesso diretto da parte dei cittadini alla Cot se non mediato dai Punti unici di accesso (Pua) che rimangono il punto privilegiato di ascolto del cittadino. “In ogni caso – ha aggiunto la responsabile della Centrale operativa territoriale aziendale, Silvia Storri – l’obiettivo del sistema delle Centrali operative territoriali è quello di assicurare continuità, accessibilità, integrazione sociosanitaria e continuità delle cure per i pazienti. Tale processo è reso possibile in quanto un unico interlocutore prende in carico la situazione sanitaria del soggetto, la elabora raccordando i vari soggetti della rete assistenziale affinché la risposta si realizzi in un accesso concreto e tempestivo ai servizi. Possiamo, quindi, affermare che la centrale operativa segue il percorso e monitora nel tempo, in maniera proattiva, l’esito del processo attivato. In particolare, interviene in quell’insieme di azioni concepite per assicurare il coordinamento e la continuità di cura, quando i pazienti vengono trasferiti o da una struttura a un’altra o da un livello di intensità di cura a un altro”.

Un passo avanti per far si che i pazienti non vengano lasciati a se stessi per il prosieguo del ciclo anche dopo le strutture sanitarie che lo hanno assistito.