Nuove aree tutelate con il vincolo paesaggistico nella Tuscia, un freno alla speculazione energetica

Fotovoltaico

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) plaude e sostiene con forza l’attività della Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale nel campo della strenua difesa del paesaggio storico della Tuscia.
Recentemente, in seguito a lunga e complessa attività ricognitiva, sono stati avviati due importanti procedimenti di vincolo paesaggistico (artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) per l’Ambito paesaggistico del bacino del Torrente Arnone, che interessa i territori comunali di Arlena di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Piansano, Tarquinia, Tessennano, Tuscania e per l’Ambito paesaggistico, geologico e geomorfologico dell’orlo della caldera di Latera e delle sue pendici interessate dai centri eruttivi periferici, che interessa i territori comunali di Cellere, Farnese, Ischia di Castro, Latera, Piansano e Valentano.


Terminato il periodo di pubblicazione agli albi pretori dei Comuni interessati, saranno esaminati gli eventuali atti contenenti osservazioni e, infine, approvati i provvedimenti definitivi di vincolo paesaggistico.
Fin dalla pubblicazione, tuttavia, si applicano le norme di salvaguardia proprie del vincolo paesaggistico.
Ciò è fondamentale, in primo luogo, per fermare la folle speculazione energetica che sta degradando irreparabilmente i valori ambientali e storico-culturali della Tuscia.


Esistono, infatti, fasce di rispetto da osservare puntualmente.
La delega contenuta nell’art. 5 della legge 22 aprile 2021, n. 53 (legge di delegazione europea) sull’attuazione della direttiva n. 2018/2001/UE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili prevede esplicitamente l’emanazione di una specifica “disciplina per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili nel rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualita’ dell’aria e dei corpi idrici, nonche’ delle specifiche competenze dei Ministeri per i beni e le attivita’ culturali e per il turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, privilegiando l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, e aree non utilizzabili per altri scopi”.


Disciplina a oggi purtroppo non emanata.
In attesa della pianificazione delle aree idonee e non idonee, l’art. 6, comma 1°, del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in relazione all’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili è stata individuata una “fascia di rispetto … determinata considerando una distanza dal perimetro di beni sottoposti a tutela di sette chilometri per gli impianti eolici e di un chilometro per gli impianti fotovoltaici”.
Successivamente, con l’art. 47, comma 1°, del decreto-legge n. 13/2023, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 41/2023, la fascia di tutela è stata ridotta a “tre chilometri” per gli impianti eolici e a “cinquecento metri” per gli impianti fotovoltaici.
Quindi, attualmente non possono essere realizzate centrali eoliche entro la fascia dei tre chilometri e centrali fotovoltaiche entro la fascia dei cinquecento metri dal limite delle zone tutelate con vincolo culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e/o con vincolo paesaggistico (artt. 136 e ss. e 142 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
Ed è ora che tali norme di salvaguardia siano applicate severamente.
Grazie anche alla ignavia della Regione Lazio e di troppi Enti locali, ormai l’immane marèa di progetti di pura speculazione energetica che incombono e in parte sono già stati realizzati rischia di compromettere definitivamente valori storico-culturali, ambientali/paesaggistici della Tuscia, fondamentale identità del territorio e straordinario richiamo turistico ed elemento di equilibrata crescita economico-sociale.
Ormai si tratta di un autentico Far West della speculazione energetica nella Tuscia.
Secondo dati non aggiornati, siamo di fronte ad almeno ben 51 progetti di campi fotovoltaici presentati, in parte approvati e solo in minima parte respinti, ormai svariate decine i progetti di centrali eoliche presentati o già in esecuzione: complessivamente circa 7 mila ettari fra aree occupate da impianti realizzati negli ultimi vent’anni, impianti in corso di realizzazione e impianti in corso di istruttoria.
Terreni talvolta affittati, altre volte espropriati per due soldi, talvolta nei demani civici.
Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati stravolti dalla speculazione energetica, senza che vi sia alcuna assicurazione sulla chiusura di almeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili.
La realizzazione di questi progetti energetici sta già snaturando radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia con pesanti impatti sull’ambiente e sui contesti economico-sociali locali. Stupisce, infatti, l’assenza di alcuna seria e adeguata analisi preventiva sugli impatti negativi anche sul piano economico-sociale di decine di migliaia di ettari di paesaggio storico della Tuscia sulle attività turistiche.
La Provincia di Viterbo negli ultimi anni è sempre stata ai non invidiabili vertici nazionali per il consumo del suolo per abitante (rapporto ISPRA sul consumo del suolo 2019), 1,91 metri quadri per residente rispetto alla media regionale di 0,47 e nazionale di 0,80.
Consumo del suolo che va in direzione opposta agli obiettivi tanto decantati della transizione ecologica.
Evidentemente poco importa il consumo del suolo, in fondo sono solo pascoli, terreni agricoli, roba così.
Il GrIG, insieme ad altre realtà ambientaliste e culturali, si oppone da anni alla speculazione energetica nella Tuscia (e non solo) con azioni legali e di sensibilizzazione, ha sostenuto e sostiene qualsiasi iniziativa istituzionale che possa portare a una migliore tutela di un paesaggio storico-culturale di eccezionale valore, quale quello della Tuscia.
Gli impianti produttivi di energia da fonte rinnovabile andrebbero ubicati in aree già degradate, in zone industriali, nonché con l’utilizzo dei tetti e coperture di edifici già esistenti.
Stop alla speculazione energetica, stop al consumo del suolo, stop alla sottrazione delle terre collettive!