Decreto Flussi, Aic-Agri Viterbo: «Urge sbloccare la procedura per regolarizzare il lavoro degli stranieri nelle aziende agricole»

lavori agricoli
Line of strawberry pickers in the hot florida sun. Migrant workers working for low wages in field.

«Con l’istituzione del Decreto Flussi, il Governo ha lavorato con l’intento di favorire gli ingressi nel Paese di lavoratori stranieri, anche stagionali, per sopperire alla mancanza di manodopera in particolari settori produttivi tra cui, nello specifico, quello agricolo, velocizzando al contempo le operazioni di regolarizzazione. Diventa dunque più semplice e veloce per i datori di lavoro impiegare braccianti agricoli in quanto gli stessi possono essere assunti non appena ricevuto il nulla osta senza dover necessariamente attendere il visto d’ingresso, “Almeno questo in teoria – sottolinea Giovanni Pira, presidente di Aic-Agri Viterbo – perché nella pratica, questo è ben lontano dalla realtà”.

Nel mezzo manca un passaggio fondamentale e riguarda l’impossibilità di formalizzare le generalità del lavoratore: quando lo straniero entra in Italia con il visto, per espletare la regolarizzazione, ha otto giorni di tempo per presentarsi in prefettura con la documentazione richiesta. Ma per fare questo passaggio il datore di lavoro deve prenotarsi preventivamente attraverso il portale del Ministero dell’Interno, collegandosi ad un link specifico. “In questo caso però – prosegue Pira – il link risulta essere inattivo, ossia non permette di eseguire nessuna operazione di inoltro. L’alternativa proposta, a questo punto, è quella di trasmettere una pec alla prefettura territoriale, ma anche in questo caso la risposta ufficiale è che ‘l’ufficio è impossibilitato a fissare la data per l’appuntamento richiesto, in quanto ad oggi non è completamente attivo il canale telematico messo a disposizione dal Ministero dell’Interno‘, con un rimando a futuri appuntamenti non appena torna operativo il servizio’. Morale della favola: i braccianti, o aspiranti tali, non possono iniziare a lavorare, perchè senza il passaggio alla prefettura non possono ottenere il codice fiscale e di conseguenza non possono essere assunti, e non possono neanche lasciare il Paese, altrimenti perdono il diritto del visto. L’imprenditore agricolo, tuttavia, deve continuare a pagare vitto e alloggio pur non sapendo quando poter avviare le pratiche di assunzione”.

“Questa empasse sta andando avanti da troppo tempo – conclude Pira – e al momento non c’è una soluzione alternativa che possa in parte risolvere il problema. A tal proposito auspico che si possano prendere le giuste precauzioni per risolvere in modo definitivo e tempestivo questa situazione, il cui protrarsi causerebbe notevoli disagi per il nostro settore che, soprattutto in questo periodo, ha urgente bisogno di manodopera da impiegare nei campi, senza contare il risvolto negativo che potrebbe interessare il lavoro in nero e la piaga del caporalato.»