NON CE LA BEVIAMO: “anziché gridare al lupo al lupo per salvare Talete, che fine ha fatto la richiesta di  prestito di 40 milioni ad Arera?”

Noi Non Ce La Beviamo

“In questi ultimi giorni alcuni esponenti politici, nonché il Presidente dell’ATO, hanno lanciato un grido di allarme per la situazione di Talete  riferendosi  all’aumento esponenziale dei costi energetici e, da ultimo,  ieri il consigliere Ricci (PD) ha ipotizzato la soluzione  di passare all’ATO 2, che equivarrebbe a consegnare il nostro servizio idrico ad ACEA senza neanche  espletare un bando di gara.

Siamo di fronte – scrivono dal Coord.to Comitati per l’Acqua Pubblica NON CE LA BEVIAMO – ad una operazione strumentale finalizzata a portare a compimento il progetto che tutti i  partiti che compongono l’ATO hanno da tempo, ma che non sono ancora riusciti a terminare.

Ricordiamo al consigliere Ricci che l’aumento esponenziale delle tariffe è figlio delle speculazioni selvagge causate proprio dalle privatizzazioni  messe in atto trasversalmente da tutte le forze politiche  compresa la sua  e che, invece di mettersi in discussione facendo una seria riflessione sulla situazione in cui versano oggi tutte le imprese  e ancor più le famiglie grazie a queste politiche , continuano indisturbate a perseguire la stessa strada.

Il problema delle tariffe ricade sui  cittadini sottoposti  ai  meccanismi perversi della legge del mercato selvaggio  al quale avete consegnato i nostri beni comuni e oggi non si può estremizzare la situazione proponendo di fatto l’adesione ad un ATO gestito da una multinazionale quotata in borsa,  calpestando ogni iter democratico.

O, come dice il Presidente Romoli (FI), chiedendo l’istituzione dell’ATO Unico Regionale che di fatto sarebbe sostanzialmente la pietra tombale  del servizio idrico pubblico in tutta la Regione attraverso il Gestore Unico regionale, ACEA; operazione che , peraltro, necessiterebbe di una Legge Regionale specifica che ancora non è stata neanche proposta, e che entrerebbe in conflitto con la legge regionale che, invece, è stata approvata da alcuni anni per garantire la gestione pubblica del ciclo delle acque.

Quindi, visto  che il presidente dell’ATO avrà un incontro in Regione nei prossimi giorni,  anziché andare a chiedere l’ATO Unico Regionale, vada a chiedere l’applicazione della Legge 5 /2014 , che è già esecutiva e  solo da attuare attraverso una semplice delibera di giunta.

Una Legge che al suo interno prevede l’accesso ai fondi della fiscalità generale, quelli che servirebbero alla Tuscia per sostenere la specifica situazione di inquinamento ambientale da arsenico.

Questi amministratori anziché gridare al lupo al lupo per salvare Talete facendo entrare le multinazionali, dovrebbero illustraci piuttosto che fine ha fatto la richiesta di  prestito di 40 milioni ad Arera  sulla base della quale sono aumentate le nostre tariffe, che fine ha fatto la nuova due diligence che ci risulta sia costata a noi cittadini    108.000 euro e di cui non si sa più niente , come Talete abbia arruolato il personale e come abbia speso i soldi che arrivano  dalle nostre bollette.

Occorre   smantellare il  modello Talete, costruito sulle logiche di privatizzazione che hanno fallito e che oggi mostrano il vero volto,   e cambiare strada, ripubblicizzando il servizio attraverso l’istituzione, nelle more dell’applicazione della Legge 5 , di un ente di diritto pubblico che può avere accesso ai finanziamenti.

Riteniamo gravi e lesive della volontà dei cittadini le continue proposte di privatizzazione del servizio, soprattutto se avanzate da un’esponente di uno dei partiti che, insieme ai 5 stelle, governa la Regione Lazio e che potrebbero deliberare rapidamente la legge 5/2014.

I costi dell’energia elettrica comporteranno aumenti delle bollette, questa situazione dovrebbe spingere le forze politiche che governano la Regione e la Tuscia  a lavorare per ottenere  un aiuto governativo, elargito giustamente alle imprese private e, quindi a maggior ragione, da concedere ad aziende ed enti pubblici che gestiscono servizi essenziali. Questo occorre fare anziché esercitare pressioni per affidare il servizio ad una multinazionale  che farà ricadere i costi sui cittadini e che , oltretutto, ha già dimostrato la propria incapacità di gestione in altre province del Lazio, ad esempio quelle di latina e Frosinone, dove ,a causa dei mancati investimenti, la rete idrica è ridotta a colabrodo, le bollette sono tra le più esose di tutta Italia e innumerevoli sono i contenziosi legali che hanno generato pesanti provvedimenti da parte della magistratura.

La privatizzazione non è la soluzione e, visto che PD e 5 Stelle fanno parte della maggioranza che governa la regione, spendessero le loro energie per far applicare quella legge che potrebbe garantire non solo che il ciclo delle acque ritorni al pubblico, ma  adeguati finanziamenti in grado di sopperire anche ai grossi problemi  di potabilità che abbiamo sul territorio”.