ELEZIONE DIRETTA?

Consiglio Comunale

Ormai si è capita una cosa da quest’ultima settimana quirinalizia, anzi più d’una: la deriva del sistema politico italiano appare inarrestabile; il metodo democratico con il quale i partiti dovrebbero orientare la politica nazionale (art.49 Cost.), è sempre più fatiscente; gli interessi in campo, da quelli elettorali a quelli leaderistici, da quelli affaristici a quelli correntizi, ignorano quelli generali, nazionali, collettivi.

La politica viaggia nella polemica o nella demagogia: ci avete fatto caso che di elaborazioni scritte non c’è più traccia da tempo? Perché? Ma perché – verba volant et scripta manent!- quindi se scrivi sei tenuto ad un minimo di coerenza, di impegno, di logica.

Le parole invece passano; sono velocemente sostituite da altre parole, che mirano alla percezione e non al pensiero; all’ emotività anche astratta, non al ragionamento; così il senso comune si sostituisce al buon senso e quindi si trasforma in opinione e voto.
Per esempio Salvini, dopo aver affermato il suo spirito unitario e la sua volontà a non rispondere alle critiche di destra e di sinistra sulle presidenziali dice: “Io mi fido solo di quel che gli Italiani si aspettano da noi!” (letterale)

Su una frase del genere ci starebbe bene più di una tesi di laurea in Scienze Politiche.
Ma il punto vero è che a mano a mano che il sistema degrada, invece di porvi rimedio, lo si peggiora con l’ipotesi di elezione diretta del Presidente della Repubblica.
La crisi della Prima Repubblica si ebbe per una aggressione moralistica e prepolitica in chiave penale; da essa con l’elezione diretta dei Sindaci (legge n°81/1993) cominciò un processo di centralizzazione che non si è più fermato.

E’ da quel momento che i Consigli Comunali e Provinciali, le agorà in cui si discutevano questioni “domestiche” sulle quali i cittadini avevano la possibilità di esprimersi o di farsi rappresentare, cessano le loro funzioni democratiche di rappresentanza.

Poi, dopo quello dei Governatori regionali è venuto lo strapotere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a colpi di decretazione d’urgenza e di voti di fiducia.
Ora lo si vorrebbe per il Capo dello Stato la cui elezione diretta, accompagnata da altri poteri straordinari, farà scomparire ogni ruolo attivo e vitale del Parlamento.

Sommessamente sostengo che bisogna da subito cominciare dalla modifica radicale della legge n°81/93 sull’elezione diretta dei Sindaci: ridiamo poteri ai Consiglieri Comunali e competenze ai Consigli; facciamo decidere in modo informato e condiviso i cittadini, certo attraverso i partiti, nei pre-consigli, nei loro organi direttivi, ripopolati perché finalmente utili; nelle assemblee, anche on line, in cui si renda conto dell’espletamento del mandato; nei congressi, senza primarie fasulle, ma nel confronto anche aspro di idee, facce, carriere; nella creatività, che il coinvolgimento delle giovani generazioni può produrre.

Altro che manomettere la Costituzione con l’elezione diretta del Presidente come panacea rigeneratrice; piuttosto un duro lavoro capillare di democratizzazione dal basso, con piccoli ritocchi e pochi emendamenti a leggi ordinarie, ridistribuendo il potere ai cittadini si potrebbero ottenere grandi risultati. Pensiamoci!

Francesco Chiucchiurlotto