SCEGLIERE IL PRINCIPE

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Macchiavelli

“Scegliere il principe” è il titolo di un agile libro di Maurizio Viroli, Edizioni Laterza – 2013, che ha per sottotitolo: “I consigli di Machiavelli al cittadino elettore”, ed è la summa del pensiero del grande Niccolò, ma stavolta dalla parte del cittadino e non da quella del Principe.

Quindi l’approccio è innovativo ed attuale oggi, perché Viroli raccoglie dalle opere di Machiavelli i passaggi che riguardano la politica che interessa e giova ai cittadini, descrivendone dinamiche e contraddizioni, problematiche e soluzioni.

Cito questo libro, come potrei fare con molti altri che riguardino Machiavelli, perché la scienza politica che egli inaugura sostanzialmente descrive dei cicli costanti nel tempo e degli esiti che cambiano soltanto forma ma non sostanza.

Un aspetto che mi interessa proporre è quello del degrado cui sono sottoposte le istituzioni: “E veramente nelle città di Italia tutto quello che può essere corrotto e che può corrompere altri si raccozza (viene raccolto)” in modo tale che… le leggi buone per essere da le cattive usanze guaste, non rimediano.”

Ancora: “… gli buoni costumi, per mantenersi hanno bisogno delle leggi; così le leggi per osservarsi (essere osservate), hanno bisogno de’ buoni costumi.”

Cioè la rovina di una città, di uno stato, avviene nel momento in cui le buone leggi non riescono ad essere all’unisono con i buoni costumi e viceversa, e non evitano: “odi, le inimicizie, i dispareri, le sette…”

I buoni costumi dei cittadini riguardano le sole prerogative che essi hanno per difendersi dalla tirannia e dalla privazione di libertà: il voto e la partecipazione, anche “tumultuosa” alla vita della città.

Seguendo questo schema di pensiero la più imperfetta forma di governo, la democrazia, che ciò nonostante resta la migliore possibile, è oggi in Italia ma non solo, sottoposta a prove durissime che potrebbero indebolirla sino a trasformarla in qualcos’altro.

La crescente disaffezione al voto; la crisi dei partiti e della rappresentanza; il populismo personalistico ancora ben radicato; il degrado del sistema dei tre poteri, legislativo, esecutivo, giudiziario, e i conflitti e le sovrapposizioni tra loro; la tenuta del quarto potere, quello occulto e criminale, sono tutti fattori che compongo un fosco quadro d’insieme di cui le vicende quirinalizie hanno mostrato solo un aspetto.

Leggi e costumi hanno tra l’altro creato un debito pubblico da cui nessuno si/ci salva.

Come se ne esce seguendo le indicazioni utili per l’oggi che Machiavelli ci indica nella figura del Principe, nel suo apprendistato, nelle sue ambizioni e dinamiche?

Scegliendo il Principe! quindi almeno sino a che se ne abbia la possibilità: il “novello Principe” che Antonio Gramsci indentificava nel partito? Il terminale di un processo di verticalizzazione, centralizzazione, presidenzializzazione? Oppure c’è da decentrarne i poteri in modo diffuso e partecipato? Creare nuove infrastrutture istituzionali che agiscano sui “costumi” piuttosto che sulle “leggi”? Anche in questo caso il tempo è quasi finito.

Francesco Chiucchiurlotto