Belcolle, Talotta: “la carenza degli infermieri aggravata dai licenziamenti”

Mentre l’assessore lombardo al Welfare, Guido Bertolaso, è partito per il Sudamerica alla ricerca di infermieri da inserire nelle strutture sanitarie regionali, per tamponare la gravissima carenza di queste figure professionali negli ospedali italiani, a Viterbo ci viene data notizia del licenziamento e della sospensione dal servizio di sette operatori sanitari in forza ad una nota Casa di Cura che non ha esitato a privarsi di questa “forza lavoro” per sanzionare le loro incontrovertibili inadempienze commesse nel turno di lavoro, così gravi da giustificare provvedimenti drastici e definitivi, pur in presenza di una generale penuria di operatori sanitari che ha raggiunto livelli davvero preoccupanti, tanto da suggerire perentorie iniziative, ma del tutto strampalate come quella di Bertolaso.

Troppo spesso, il depotenziamento della Sanità degli ultimi decenni ad opera di una “follia politica” senza precedenti, ha scaricato tutti gli effetti negativi quasi sempre sul Personale, sui lavoratori, additati come principali responsabili delle inefficienze, dei ritardi e delle lacune assistenziali che, al contrario, sono da addebitare ad altri soggetti peraltro di facile individuazione.

Allora, ben vengano le sanzioni per chi contravviene ai doveri d’ufficio, ma ci si augura che il caso richiamato degli infermieri licenziati, o sospesi, non si attesti come una sfacciata ritorsione contro chi ha il coraggio di denunciare quelle situazioni che sono alla base dei tanti mali che affliggono la Sanità Pubblica.

E, quando si parla di Sanità Pubblica, si deve comprendere anche quella Privata Convenzionata, cioè quella foraggiata con soldi pubblici e che deve rispettare gli stessi parametri di sicurezza sulle cure e sull’assistenza garantite dagli ospedali e altri presidi sanitari. A tal proposito, ci chiediamo: negli Istituti e nelle Case di Cura convenzionate/accreditate, chi è che controlla e verifica la presenza di standard qualitativi e professionali? – Chi è che controlla l’analisi degli indicatori e degli standard di qualità delle cure fornite? Purtroppo, in un clima di generale decadimento su tutto ciò che riguarda la Salute Pubblica, ci viene il sospetto che si vuole adottare la linea dura soltanto su episodi marginali e che richiederebbero indagini più approfondite per smontare evidenze che, il più delle volte, depongono a sfavore dell’operatore sanitario.

Sempre più persone, dopo aver toccato con mano il calvario sofferto nell’esperienza della propria malattia, si chiedono: come è stato possibile nella ASL di Viterbo premiare Direttori con decine di migliaia di euro per aver tolto posti di degenza ospedaliera, di terapia intensiva e di rianimazione? – Com’è stato possibile bloccare le liste d’attesa con spaventosi ritardi o chiusure, mentre le visite e la diagnostica a pagamento godono ottima salute? – Com’è stato possibile arrivare ad una lista d’attesa di oltre 1000 persone da sottoporre ad interventi chirurgici per patologie gravi e affetti da cancro? – Com’è stato possibile avere in dotazione a Belcolle dieci nuovissime sale operatorie ma funzionanti la metà? – Com’è stato possibile attendere oltre 50 anni il completamento di questo ospedale e, stante la prossima apertura della nuova ala, sentire il pomposo ottimismo di qualche dirigente che ancora non ha capito che tutto ciò porterà ben poca cosa per quanto ci si attende di positivo? – Com’è stato possibile accettare infermieri e medici che si trasferiscono in altri Paesi perché meglio pagati e, oggi, cercare “mano d’opera sanitaria” in Argentina o in India? – Com’è possibile rassegnarsi alla chiusura di servizi come la cura “dell’alcolismo” o dei “disturbi alimentari”, fino a qualche anno fa erogati da Istituti religiosi, gli stessi che oggi assumono a costi esorbitanti “ditte esterne” per la gestione del Personale, con una conduzione sempre più rigida e restrittiva per gli operatori sanitari, ancora retribuiti con stipendi da fame che attendono il rinnovo del Contratto di Lavoro da oltre 12 anni?

Sono questi gli argomenti che dovrebbero stimolare la “curiosità” degli Ispettori Ministeriali inviati per far luce sulle drammatiche condizioni in cui versa il Servizio Sanitario Nazionale, e non un altro genere di ispettori sguinzagliati nelle ore notturne per verificare se un infermiere ha la testa poggiata sul cuscino in attesa di rispondere ad un campanello, magari un infermiere o altro operatore sanitario al quale, non di rado, sono state sospese le ferie o il giorno di riposo per mancanza di Personale.

Un proverbio toscano ci dice, <<dal capo vien la tigna>> e, allora, si inizi seriamente e concretamente a perseguire i veri imputabili “dei misfatti sanitari”.                                                                                 

 Roberto Talotta