Stefano Innocenzi: “Alla ASL di Viterbo anche l’impossibile diventa possibile…”

Stefano Innocenzi

In una lettera aperta Stefano Innocenzi, Dirigente Medico e libero cittadino, scrive:

A PENSAR MALE SI FA PECCATO… MA SPESSO …

Proprio cosi … che tu sia un ausiliario, un infermiere o un dirigente medico per la ASL di Viterbo non esiste differenza tra le qualifiche professionali.

E’ quanto successo nella valutazione dei titoli di carriera relativamente al “famigerato” avviso pubblico, per titoli e colloquio per n.1 incarico di 1 anno a tempo determinato per le funzioni di Risk Manager.

Infatti dall’analisi del verbale di commissione si evince che invece di valutare, come di norma, gli anni di esperienza nel profilo professionale messo a bando, dirigente quindi nel caso specifico,  incredibilmente, non solo un anno di attività come infermiere ha lo stesso identico punteggio di un anno da dirigente medico, ma gli stessi sono equiparati nella valutazione ad un anno di attività da ausiliario.

Riducendo di fatto il titolo di carriera ad un semplice trascorre delle quattro stagioni…

Non può sfuggire che se lo stesso parametro venisse utilizzato in un’altra tipologia concorsuale, si potrebbe verificare che un ausiliario che dopo venti anni di attività si laurea in scienze infermieristiche e poi partecipa ad un concorso per infermiere senza aver mai lavorato un giorno come infermiere, avrebbe gli stessi titoli di carriera di un infermiere che lavora da venti anni.

Vi sembra normale?

Non solo la ventennale esperienza dirigenziale non viene valutata come titolo di carriera ma nemmeno  nell’ ambito del curriculum professionale.

Per assurdo un master di II livello in Risk Management vale, in semplici termini numerici, meno della metà di un anno di carriera da ausiliario.

Sembra impossibile … ma per la ASL di Viterbo tutto è possibile.

Chi mi conosce sa bene quanto profondo rispetto io abbia nei confronti di tutti i lavoratori della sanità che ogni giorno con grande professionalità assicurano il diritto alla salute del cittadino.

Non è assolutamente mia intenzione stimolare una “lotta di classe” che non ritrova nessun riscontro nel mio pensiero e nel mio operato quotidiano, ma una tale difformità mi lascia assolutamente perplesso perché il Risk Manager è una figura professionale le cui decisioni si possono ripercuotere pesantamente sulla salute dei cittadini.

Questa è la sanità che vogliamo?

Sorvolando sulla opportunità di indire un avviso pubblico  a tempo determinato per il reclutamento di una figura professionale cosi altamente strategica per una azienda sanitaria, come già rilevato più volte da alcune organizzazioni sindacali.

Non prendendo in considerazione che le stesse OO.SS. addirittura prospettavano il sospetto di un artificio amministrativo finalizzato alla costruzione di una carriera ad hoc.

Tralasciando le polemiche inerenti l’ambigua interpretazione della legge 8 marzo 2017 n. 24, che nonostante non trovi ancora una definizione condivisa, di fatto nel panorama nazionale vede l’espressione, nella pressoché totalità delle Aziende Sanitarie pubbliche, di una figura di dirigente medico nel ruolo di Risk Manager, gestore del rischio sanitario.

Trascurando il fatto che invece la normativa concorsuale per la Dirigenza delle Professione Sanitarie è chiaramente esplicitato nel DPCM del 25 gennaio 2008.

Quello che mi lascia assolutamente incredulo è la valutazione dei titoli di carriera della Commissione esaminatrice.

Sono talmente perplesso che chiedo alla Direzione ASL, alla Regione Lazio, agli Ordini Professionali, alle Organizzazioni Sindacali, a chiunque sia più esperto di me di aiutarmi a comprendere una simile assurdità.

Perché nonostante io mi sia impegnato a cercare un riscontro normativo che giustifichi tutta questa serie di apparenti grossolani errori valutativi non sono riuscito a trovare nulla che giustificasse una simile anomalia.

A pensare male si fa peccato… ma spesso …