Terra di Tuscia. Turismo, industrializzazione e sviluppo economico

Scavi Bassano in Teverina

Da circa un mese, sul territorio della Provincia di Viterbo pesano diverse scelte, conseguenze dell’industrializzazione e del collocamento dei rifiuti; ci si riferisce al costruendo sito nazionale per il deposito delle scorie radioattive.

Di pari passo le discariche per la consegna dei rifiuti solidi urbani della provincia di Viterbo da qualche anno sono state invase anche dei rifiuti provenienti da Roma. Dati che preoccupano i cittadini locali che non intendono sopportare passivamente queste decisioni.

Di contro la provincia di Viterbo, la quale poi s’identifica con la Tuscia, è ricca di importanti siti archeologici e di innumerevoli opere d’arte sparse nelle varie cittadine che sono fonte di riferimento per studiosi e turisti provenienti da tutto il mondo.

Queste due realtà, purtroppo, non vanno d’accordo né sono compatibili tra loro. Urge fare una nuova rivalutazione di tutta la tematica e ripensare che cosa si vuol veramente fare della Tuscia; certo, come pensa la maggior parte dei cittadini, è necessario principalmente tutelare il patrimonio artistico in tutte le sue sfaccettature visto che è unico nel suo genere.

Non si può pensare ad una Tuscia quale sede di importanti siti archeologici come quelli di Tarquinia o del Bacino del Lago di Bolsena, e sede dei più disparati rifiuti, da quelli dell’industria nel suo insieme, a quelli civili.

Investire nel Viterbese e nella Tuscia, non significa incrementare i vari tipi e generi di discariche, ma valorizzare lo sviluppo del mondo artistico e museale e lavorare per tirar fuori parti della nostra storia, che sono ancora sommerse nelle viscere delle terre della Tuscia; questa la scelta più correta per questo vasto territorio piuttosto che insabbiare rifiuti vicino alle rovine delle passate civiltà.

Investire per potenziare le infrastrutture, strade e ferrovie, che sono alla base di qualunque genere di sviluppo di ogni territorio turistico è l’unico intervento necessario per l’Alto Lazio e nella Tuscia.

Pietro Brigliozzi