“Il nostro no parte della prevenzione”: il Comune di Nepi dice no alla violenza contro le donne insieme ai ragazzi del liceo

GEA Donne

La conferenza ha avuto luogo giovedì 24 novembre alle ore 10 nella Sala Consiliare del Comune, coinvolgendo le classi quinte del Liceo Midossi di Nepi e numerosi rappresentanti della rete territoriale

Una sala consiliare gremita di giovani ha fatto da sfondo alla conferenza “Il nostro NO parte dalla prevenzione”, promossa dal Comune di Nepi e dall’Assessorato alle Pari Opportunità, che ha voluto celebrare la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne dando voce ai principali attori di quella rete territoriale che quotidianamente si interfaccia con fenomeni di violenza, portando anche la testimonianza di due ragazze vittime e al loro percorso di fuoriuscita. Sono intervenuti il Sindaco Franco Vita; la Vicesindaca e assessora alle Pari Opportunità Annalisa Arcangeli; il Questore di Viterbo Giancarlo Sant’Elia; l’assistente sociale del Comune di Nepi Filomena Benevento; il direttore del consorzio sociale TINERI, Maurizio Verduchi; la direttrice Asl distrettuale dott.ssa Maria Teresa Schiena; la Presidente della Cooperativa Sociale Gea Alessandra Senzacqua; la Presidente dell’Ass. Kyanos Marta Nori; la Presidente della Rete Europea delle donne Rita Angelini; la Vicepreside del liceo Midossi di Nepi prof.ssa Letizia Pompa; la responsabile della Casa Famiglia “Lo scoiattolo” Anna Maria Sansoni e il Comandante della stazione dei Carabinieri di Nepi, Armando Accettulli.

I saluti iniziali a tutti i presenti del sindaco Franco Vita, che ha sottolineato la volontà dell’amministrazione di fare prevenzione su questa tematica così importante, hanno lasciato spazio agli interventi, aperti dalla vicesindaca Annalisa Arcangeli: “In occasione del 25 novembre il nostro Comune ha sempre organizzato iniziative di sensibilizzazione su un fenomeno che non accenna purtroppo a diminuire. I dati parlano di denunce in crescita, di bisogno di strutture di protezione, di aumento degli sportelli antiviolenza. Strumenti d’azione che devono essere accompagnati da un’altra arma altrettanto efficace: la prevenzione. Dobbiamo rivolgerci ai nostri ragazzi e siamo felici che le scuole abbiano recepito il nostro appello. Sono certa che usciranno da questa sala con delle consapevolezze in più”.

“L’impegno della Questura di Viterbo nel contrasto alla violenza di genere è massimo – ha spiegato il Questore Giancarlo Sant’Elia. Purtroppo l’ultimo caso di ragazza messa in protezione presso il centro antiviolenza Penelope risale solo a ieri sera, e questo ci dà l’indice della drammaticità dei numeri. Un tema che ci deve impegnare tutti, dagli operatori del settore agli studenti. Oltre al sostegno alle vittime, la Questura ha siglato anche il protocollo Zeus per avviare un percorso di recupero per i maltrattanti, il 95% delle volte uomini, che si attiva a seguito di una diffida, con lo scopo di prevenire ulteriori comportamenti violenti che sfocino nella denuncia penale”.

“Mi rivolgo innanzitutto a voi ragazzi – ha dichiarato la Presidente della Cooperativa Sociale Gea, Alessandra Senzacqua – perché è per dare risposte a voi che siamo qui oggi. Nello statuto della Cooperativa non c’erano i servizi antiviolenza ed abbiamo deciso di inserirli per rispondere ad un’esigenza territoriale, nonché per la volontà, in primis personale in quanto presidente donna, di lottare insieme per creare una cultura di parità e di contrasto alla violenza di genere. Ancor prima che uomini e donne, siamo innanzitutto esseri pensanti, persone con ambizioni, progetti, valori e con il diritto alla parità. Come ente del terzo settore la Cooperativa Sociale Gea è a vostra disposizione per intraprendere insieme percorsi di prevenzione e di crescita culturale, per smantellare gli stereotipi e dare spazio all’inclusione, alla valorizzazione e al rispetto”. 

“Oggi sono state date tantissime testimonianze importanti – ha affermato la Presidente dell’Ass. Kyanos e responsabile dei servizi antiviolenza Echinos della Coop. Gea, Marta Nori – e mi preme porre l’accento sulla natura del centro antiviolenza, un’istituzione che prende in carico donne vittime di violenza strutturando dei colloqui con uno staff femminile formato, fornendo in primis ascolto e poi una serie di servizi a sostegno della donna. La ragazza che entra nel centro antiviolenza è coperta dal segreto professionale e non deve per forza denunciare. Ognuna è libera di entrare anche solo per un confronto, senza giudizio e soprattutto senza obbligo di denuncia. Solo in seguito, con la volontà della donna, verrà attivata la macchina operativa che coinvolge la rete, una rete che funziona molto bene e dà un supporto concreto. Il mio messaggio per voi oggi vuole essere questo, di accoglienza e di ascolto. Un ascolto libero da timori e pregiudizi, che può aiutare a comprendere la natura della violenza subita”.

La mattinata è stata impreziosita dalle testimonianze dirette di due ragazze vittime di violenza, che hanno raccontato il proprio percorso di fuoriuscita grazie al sostegno dell’Associazione Kyanos di Viterbo e della Casa Famiglia “Lo scoiattolo” di Nepi.