A 360 GRADI

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni viaggia con il vento in poppa nel globo terracqueo! chè è anche difficile seguirla, tante e tali ne sono le mete.

Gran parte della sua buona navigazione è dovuta ad alcune sue qualità specifiche che la rendono una novità piacevole, in quanto femmina con grazia ed appeal; in quanto franca ed immediata, col suo stile nazional popolare; in quanto abilissima a percorrere quell’erto crinale storico ideologico che le è toccato, con l’eroico obiettivo di fare del postfascismo una teoria europea e vincente, del pensiero liberal conservatore.

Ha subito immesso nel dibattito pubblico una novità linguistica: al posto di STATO, PAESE, SISTEMA, il termine NAZIONE, che evoca subito un sapore d’antan di trombe guerriere risorgimentali, schiere di santi, poeti, navigatori e trans migratori; cioè tutto il portato culturale specifico che possa attribuirsi ad una italianità da contrapporre ad una internazionalizzazione e globalizzazione sciatta e fatiscente, oppure minacciosa.

Il rischio che sfoci ed assuma caratteri già dolorosamente verificati, di NAZIONALISMO, è molto basso perché abbiamo già dato e nelle corde della nazione hanno lasciato tracce indelebili di rifiuto.

Ma se immettiamo in questa riflessione una analisi non bella né facile come l’ETEROGENESI DEI FINI, che il filosofo tedesco Wilhem Wund, dell’altro finesecolo, definisce come: propria di azioni umane che possano produrre risultati diversi dai fini che si pone il soggetto che le compie, ecco che questa immissione identitaria di NAZIONE, davanti  alla realtà dei fatti, diviene negletta e tradita, e soprattutto politicamente sbagliata.

Come si suol dire, nessun medico le aveva ordinato la ricetta delle riforme costituzionali e forse con troppa leggerezza vi si è acconciata con un partner come Salvini e la Lega fù Nord, che per NAZIONE intendono le loro: quella veneta, lombarda, piemontese.

Non senza ragione, peraltro: i mille anni della Nazione Serenissima di Venezia fanno impallidire i 162 anni di quella Italiana; per non parlare dei barbari invasori e conquistatori del nostro nord, alla dissoluzione dell’impero romano d’occidente, 462 d.C..

Siamo stati gli ultimi in Europa ad assumere una forma nazionale e statuale e quindi quando recitiamo il significato corrente di nazione capiamo bene l’equivoco: NAZIONE è il complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia, e che di tale unità hanno coscienza anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità politica (TRECCANI).

Quindi la nefasta idea di regionalismo differenziato, affidata al micidiale Calderoli, quello della legge elettorale porcata, ha probabilmente più ragioni storiche e culturali del concetto di NAZIONE della Meloni, aprendo così una contraddizione incomponibile nella compagine governativa.

Con l’autonomia differenziata lo STATO UNITARIO si spezzetta in piccole parti egoistiche; chi per ragioni anagrafiche dovrà spostarsi da sud a nord o viceversa, dovrà adeguarsi a leggi e regolamenti diversi; a scuola e lingua identitarie; godrà di diritti e doveri, appunto, differenziati; premerà ai confini regionali delle nazioncine più prospere e ricche; acuirà gli squilibri, quelli sì nazionali, che abbiamo ereditato dalla nostra complessa storia patria.  

Del resto perché stupirsi? Come ama spesso ripetere il nostro Presidente del Consiglio: “Si interverrà a 360 gradi”, confondendo, temo, la geometria con la politica.

Francesco Chiucchiurlotto