LA STORIA INFINITA

La kermesse di “Atreyu 2023” organizzata da Fratelli d’Italia si è da poco conclusa, in grande spolvero e soddisfazione innanzitutto di Giorgia Meloni, che ha confermato le sue qualità politiche, tra le quali spicca un carisma incontestabile, una presenza fisica e scenica che non si vedeva da tempo, una vis oratoria e polemica trascinante: decine di applausi a scena aperta ed una dozzina di ovazioni in piedi.

La conclusione di domenica può ricordare le oceaniche chiusure delle Feste dell’Unità nazionali dei Segretari PCI, i Congressi storici della Democrazia Cristiana, il tempio greco dell’Arch. Panseca allestito nel famoso congresso di Rimini del PSI di Craxi nel 1987, l’impatto delle prime LEOPOLDA di Matteo Renzi,.

Ciò mancava all’unica forza politica condannata per decenni all’emarginazione, fuori dall’Arco costituzionale degli altri partiti, che dopo l’attraversamento del deserto dal MSI,  attraverso AN, sino a FdI, era giunta al governo con la sua leader, e ne celebra finalmente il traguardo raggiunto.

Si percepiva, anche dal remoto mediatico, la gioiosa soddisfazione che pervadeva la folla sotto Castel San Angelo; il senso di compiutezza di uno sforzo senz’altro notevole messo in campo con successo, ed anche rispetto a certe asprezze dialettiche di Giorgia Meloni e quel suo ammonimento “Non vi libererete di me!”, quello stringere i ranghi, affilare i coltelli, conquistare il conquistabile, per scongiurare ed esorcizzare qualsiasi rischio di status quo ante.

Il discorso che ha chiuso la manifestazione ha avuto anche accenti di quasi violenza verbale su obbiettivi consueti come la politica dei 5S, degli intellettuali ed influencer annessi alla sinistra; così per il Partito Democratico e la sua Segretaria, ma di nuovo ed in particolare su chi intende contrastare questo nuovo corso della Triplice Alleanza, compatta, granitica, vera interprete e protagonista della Nazione.

E’ stato come tracciare un confine tra un mondo dove tutto va meglio di prima, l’occupazione, lo spread, l’economia, l’orgoglio italiano bentornato (da dove?), la credibilità internazionale, ed un altro, come nel romanzo LA STORIA INFINITA  di Michel Ende, in cui avanza il Nulla, lo sperpero di risorse, l’assenza di valori, l’affermarsi di degrado morale, clientelismo, parassitismo e se non più i migranti da prendere a cannonate, almeno i trafficanti di esseri umani.

L’obiettivos trategico però è la Costituzione; incredibilmente le origini culturali neofasciste, quelle storiche del Ventennio, e quelle politiche, populiste ed autoritarie, riaffiorano per portare a temine una sola grande missione: cambiare la Costituzione per avviare un nuovo inizio in cui alla pari degli altri si possa anche approdare a quel conservatorismo nazional liberale che in Italia è da sempre mancato.

Se è questo, come credo, che ha in testa Giorgia Meloni, non corriamo il rischio di ritrovarci in un regime para ungherese, ma bensì di acuire forse in modo irreversibile la crisi democratica italiana in cui partecipazione, informazione, consapevolezza critica e dialettica politica, stanno sempre più scemando.

Quel 30 % che pare oggi non scalfibile, rappresenta comunque un’ infima minoranza del popolo elettore italiano, che se un giorno si desterà dal torpore del rassegnato astensionismo che continua ad affliggerlo, potrebbe cambiare profondamente le cose.

Atreyu portava al collo un medaglione magico, l’AURYN, che rappresenta due serpenti che si inghiottono vicendevolmente in una storia infinita di lotta e competizione, cui certamente Giorgia Meloni non porrà termine.

Francesco Chiucchiurlotto