«L’invito alle donne di utilizzare il “segnale internazionale” – serrare il pollice nel pugno – per denunciare che si sta subendo violenza domestica sta diventando virale».
L’associazione Erinna ha una forte perplessità di fronte a questa iniziativa lanciata in pasto ai social e «invita ad una certa cautela prima di condividere e diffondere.
Altri post, in contrasto all’entusiasmo social per questo segnale, cominciano a girare.
Condividiamo le riflessioni che inducono a ponderare, ad esempio: questo segnale non attiva alcun tipo di aiuto o di segnalazione ai Centri antiviolenza o alle Forze dell’Ordine – ammesso che la donna voglia esporre denuncia -; in un consesso pubblico chi coglie il segnale? Un’amica/o, un amico del partner? Il partner? Quanti/e sanno cosa significa quel segnale? Cosa fa o può fare chi coglie il segnale?
Stessa cautela avvertimmo nel caso delle farmacie e delle “mascherine 1522” – un anno fa -. Il post della “Rete di donne per la politica” ci chiede di immaginare la scena probabile: una donna sfrutta l’occasione di andare in farmacia per allontanarsi dal compagino abusante, entra e chiede al farmacista: “mascherina 1522” e questo la guarda come se fosse una pazza!.
Viene da chiedersi: ma sono stati/e formati/e tutti/e i/le farmacisti/e d’Italia? sappiamo chi sia il/la farmacista? magari non sa che esiste una mascherina 1522 perché le sigle che lui o lei ha non comprendono la 1522; sa cos’è il 1522? se è un lui, è un violento, conosce il compagno?…
Di fronte a boutade come queste, che vorrebbero intervenire per fermare azioni criminali, anche con buone intenzioni, ci si deve fermare e riflettere prima di dare adesione e diffondere.
Per chiedere aiuto c’è il numero nazionale H24 e multilingue 1522; i Centri antiviolenza e quelli specifici della rete D.i.Re.; le Forze dell’Ordine».
Associazione Erinna