DIO E’ MORTO …

“Dio è morto, Marx è morto, ed anch’io non mi sento tanto bene …!”

Così Woody Allen, riprendendo un aforisma di Eugene Ionesco, sintetizzava allora lo smarrimento dell’intellighenzia americana, e tutto sommato dell’intero Occidente.

Da allora non ci siamo più “riavuti, ma al contrario abbiamo approfondito quella crisi sommandola ad altre: politiche, filosofiche, religiose, esistenziali, perdendo di generazione in generazione quel bagaglio identitario e valoriale che contraddistingueva una parte rilevante di mondo; almeno quel mondo che contava, l’Occidente appunto.

Il sentimento religioso si è sfarinato, non tanto per Friedrich Nietzsche che per primo trattò della morte di Dio, o per i materialisti per i quali la religione era “l’oppio dei popoli”, ma per la perdita progressiva  di quella speranza che era rappresentata dalla salvezza dell’anima, la parte ritenuta vera e nobile della persona umana.

Questa religiosità comune faceva da collante potentissimo anche nei conflitti interni a quel mondo, perché la presa emozionale e fideistica di un terreno intellettuale comune si trasmetteva di padre in figlio in modo naturale, automatico.

Le virtù teologali, fede, speranza e carità, che irrobustivano i caratteri familiari e sociali, si sono stemperate in prassi liturgiche con scarso senso e sbiadito fascino.

Ci si ritrova comunque a frequentare le chiese, e soprattutto per donne e anziani è motivo per rompere la solitudine ed anche aiutando il prossimo, per sentirsi utili e sociabili.

Le ideologie politiche erano anch’esse strutturate come Chiese: un sistema di pre-concetti diventava sistema organizzativo; analisi, visione, programma e prassi impegnavano milioni di individui, davano loro una identità ed uno scopo di vita.

Cessata la speranza e svanito lo scopo, ci si interroga oggise l’invenzione sociale e politica più importante dell’Occidente, la Democrazia, dai Greci di Pericle all’assalto a Capitol Hill, sia ancora, secondo la definizione di Winston Churchill, pur pessima la miglior forma di governo rispetto a tutte le altre.

Lo studio della Fondazione Bertelsmann su ben 137 tipi di governo statuale, ci dice come le forme autarchiche, quelle cioè in cui le oligarchie si fanno sempre più assolute, fuori da controllo e partecipazione, sino a regimi dittatoriali e teocratici, siano in aumento e superino, 74 a 63, le democrazie liberali.

E’ tutto ciò irreversibile? Anzi, dovremmo correggere in tal senso i restanti sistemi democratici, così apparentemente lenti, complessi, farraginosi, mettendo al primo posto la DECISIONE piuttosto che la RAPPRESENTANZA e la PARTECIPAZIONE, a cominciare dal Paese democratico per eccellenza, gli USA di Donald Trump?

Non manca molto per ricevere una risposta a questa domanda cruciale, quando a fine anno 4 miliardi di umani avranno esercitato (ancora per quanto?) il loro diritto di voto!

Francesco Chiucchiurlotto