LA SINISTRA È DI DESTRA

Ho ripreso in mano il volume di Piero Sansonetti, edizioni BUR 2013, “La sinistra è di destra”, dopo aver ascoltato dai TG che il numero dei poveri in Italia è esponenzialmente cresciuto nel decennio, e non ha mai negli anni prima intrapreso un percorso di recupero.

Ma non è la missione precipua della sinistra la difesa dei redditi, non solo bassi o insufficienti, ma addirittura oggi da fame e da emarginazione?

Non sono le condizioni materiali delle classi, una volta operaie e contadine, poi semplicemente produttive, ad essere la cartina al tornasole di una buona ed efficace politica dei partiti di sinistra?, e non è al centro della loro elaborazione la parte strutturale a fronte delle sovrastrutture, importanti sì ma da essa condizionate?

Sentiamo Sansonetti: “La Caporetto della sinistra è dovuta sostanzialmente a tre ragioni – L’ansia di vittoria intesa come presa del potere; l’incompatibilità con la libertà di elaborazione; l’incapacità di misurarsi con la propria storia, cioè con la rimozione dell’Ottantanove e dell’eredità comunista.”

Naturalmente parlava del maggior partito della sinistra, il PCI, e dei suoi successivi contorcimenti in PDS, DS, PD.

Dei tre fattori indicati da Sansonetti 11 anni fa, il primo, la politica come occupazione del potere ad ogni costo, ha ancora una pregnante attualità, ma anche gli altri due ormai obsoleti hanno influenzato quel che oggi è il Partito Democratico e la sinistra in generale.

E sono stati due fenomeni, oggi storicizzabili, ad aver determinato i cambiamenti più profondi della sinistra, Tangentopoli e Silvio Berlusconi, sui quali l’analisi e la sintesi politica restano ancor oggi in larga parte sospesi.

Dei 25.000 avvisi di garanzia, allora di per sé infamanti e tali da stroncare carriere e rapporti umani e politici, soltanto 1.300 circa hanno portato a condanne e patteggiamenti, determinando un profondo cambio di classe dirigente che non ha quasi toccato la sinistra.

Forse è anche per questo paradosso che Silvio Berlusconi ha contrassegnato un ventennio, cambiando in profondità la politica italiana e la sinistra all’inseguimento parossistico di Olgettine e Nipotine, trascurando invece caratteri e portata del populismo.

La lotta politica si spostò dalle contraddizioni sociali e civili, all’anti/pro berlusconismo, che non sono certo la stessa cosa; le leadership si stemperarono allo smacchiamento di giaguari e pettinature di bambole; poi il ciclone Matteo Renzi; i governi tecnici con dotazioni ministeriali; correnti e potentati locali, che imparano subito a vincere le elezioni prima che esse si tengano, stipulando accordi “oggi a me , domani a te”.

Insomma ora siamo alla Schlein, che nessuno ha visto arrivare ma neanche partire alla ricerca di una identità, che può anche essere trans gender, impregnata di nobili battaglie civili, inflessibile nell’opposizione parlamentare, ma che se il reddito dei deboli cala vuol dire che non ha ancora trovato il bandolo della matassa politico sociale!

Quel che manca, oltre al paradosso di Sansonetti, non è la scorciatoia del reddito di cittadinanza di Conte, ma è il territorio dove c’era il “brodo di coltura” del PCI di Berlinguer, la fucina delle rivendicazioni delle “classi produttive”, la militanza che interpretava i bisogni e dava loro risposte; la rappresentanza e la partecipazione nelle istituzioni di prossimità: altro che la bufala dei mandati.

Elly, le sezioni, o i circoli, chiudono; si sta interrompendo un flusso democratico vitale per il PD; se non ci metti mano Tu in prima persona a rivitalizzarle, guidarle, sostenerle a che è servita la sorpresa delle primarie?

Mi tremano i polpastrelli nello scriverti: “Guarda almeno come sta facendo Giorgia Meloni, che c’è, senza alcun timore, da imparare!”.

Francesco Chiucchiurlotto