PICCOLI COMUNI A BANDO

“La legge 6 ottobre 2017 n.158, detta Realacci dal suo primo firmatario, Ermete Realacci , recante “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonche’disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni”, nel favorire l’adozione di misure in favore dei residenti nei piccoli Comuni e delle attività produttive ivi insediate, ha disposto l’istituzione di un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli Comuni (art. 3) nello stato di previsione del Ministero dell’interno.

Per l’utilizzo del Fondo è prevista la predisposizione di un “Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni “(Piano), previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 maggio 2022. “

Ora sin dalla denominazione del provvedimento, ci si rende conto che l’italiano usato è di quel burocratese fantozziano che tanto male ha fatto alla conduzione dell’ordinamento degli enti locali e della PA IN GENERALE: – … il recupero dei centri storici dei medesimi comuni“.

Intanto la minuscola di “comuni”, che non coglie la differenza tra il territorio comunale, con la minuscola, e l’ente comunale, con la maiuscola; che ci voleva a dire “ dei loro centri storici” al posto del prolisso “ centri storici dei medesimi comuni”?

Che la Costituzione del 1947 fosse dotata di una speciale Commissione di linguisti, tra i più colti e dotti, che semplificarono, adeguarono, migliorarono il testo sino a rendere essa tra le più leggibili e chiare nel contesto internazionale, non ha lasciato insegnamenti.

Così tutto, detto senza essere pedanti, si adegua alla sciatteria di un legislatore inadeguato, che però nella sua legge prevedeva una disposizione rivoluzionaria, la classificazione dei 4.509 Comuni sino a 5000 abitanti, ciascuno filtrato attraverso categorie quali il decremento demografico, dissesto idrogeologico, disagio socioeconomico ecc.

Ci sono voluti 4 anni e 5 ministeri, ciascuno dei quali ha fornito le analisi proprie, per avere questa famosa classificazione, da adeguare ogni tre anni, che doveva servire ad interventi mirati secondo una scala di priorità, di necessità ed urgenze, per adire ad un Fondo strutturale per lo sviluppo economico e sociale.

Come si interviene? Ma al solito, con il sistema dei bandi, nullificando tutto il lavoro svolto e ricominciando ogni volta daccapo, mettendo in concorrenza i Comuni, con una serie di criteri e parametri, coefficienti e punteggi, di difficile decifrazione.

Per l’utilizzo del Fondo è prevista la predisposizione di un “Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni, come da decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 maggio 2022 ed a seguito delle numerose richieste di proroga pervenute, il Dipartimento dispose una ulteriore proroga per la presentazione delle domande fino al 15 novembre 2023.   

Oltre 2000 domande, tra le più varie saranno filtrate da griglie apparentemente asettiche con punteggi e percentuali.

Così dal 2017 arriviamo al 2024 e sembra che a metà marzo p.v., si avrà la graduatoria dei Comuni ammessi a finanziamento; ma per quali importi? Circa 160 milioni di euro, con un massimale di progetto per 700.000 euro a Comune, quindi una bella lotteria, che costerà al sistema degli EE LL per progettazione e tempo amministrativo, ben più dei benefici ascrivibili.

Continuiamo pure così, che l’Italia del made in Italy, delle eccellenze e delle tipicità sarà considerata solo quando sarà da rimpiangere.

Francesco Chiucchiurlotto